Sfilano in aula i clienti delle prostitute

Tutto iniziava dalla chiamata telefonica. All’altro capo del telefono rispondeva una “signorina” con la quale venivano concordati gli aspetti della “visita”. Veniva fissato l’appuntamento, giorno e ora, si stabiliva il prezzo, 100 euro a incontro, e le stesse modalità di pagamento, “brevi manu” a consumazione della prestazione sessuale avvenuta.
Un’attività che si traduceva in un via vai di clienti tra i due appartamenti situati in via San Giovanni Bosco e in via Francesco Nani, in zone piuttosto centrali della città.
Un andirivieni discreto fino a un certo punto, considerato che se n’erano accorti alcuni inquilini, più che insospettiti da quelle anomale “visite”, tanto da segnalare la situazione alle forze dell’ordine.
La vicenda è stata protagonista durante la recente udienza al Tribunale di Gorizia, nell’ex sala Assise, in relazione al processo per induzione, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, che vede imputati il cantierino Franco Rinaldi, 50enne marchigiano residente a Monfalcone, assieme ad una 40enne colombiana.
Nel procedimento sono coinvolte altre quattro donne sempre originarie della Colombia, all’epoca delle indagini denunciate a piede libero, tra cui la moglie di Rinaldi.
I fatti risalgono al 2009, quando, dopo un’articolata attività investigativa, con tanto di intercettazioni telefoniche e di appostamenti, era scattata l’irruzione nell’appartamento di via San Giovanni Bosco, con l’arresto di Rinaldi e della 40enne colombiana. Era stata un’attività investigativa condotta dalla Mobile, con la collaborazione del Roni dei carabinieri di Udine.
Le risultanze delle indagini, coordinate dalla Procura di Gorizia, si erano intrecciate fino a quando, nell’estate del 2009, le forze dell’ordine decisero di intervenire. Un “giro” ritenuto all’epoca dagli inquirenti piuttosto lucroso.
In udienza sono così sfilati i primi quattro clienti, non senza evidente imbarazzo dovendo rispondere alle domande e raccontare quanto avveniva in quelle “alcove”.
Nell’ambito del processo, peraltro, è emerso un altro aspetto: le intercettazioni telefoniche sono risultate praticamente perdute, non essendo accessibile il relativo file.
Intanto le audizioni dei testimoni hanno offerto passaggi piuttosto delicati. Clienti, per lo più di mezza età, che, vincolati dal dichiarato giuramento di verità, hanno di fatto confermato le loro frequentazioni negli appartamenti di via San Giovanni Bosco e di via Nani, che Rinaldi aveva preso in affitto.
Hanno quindi confermato le stesse modalità di approccio, ai fini della consumazione degli incontri sessuali, che partiva dall’interlocuzione telefonica durante la quale veniva concordato tutto, per concludersi con il pagamento diretto.
Si è parlato di 100 euro a incontro e i clienti in questione hanno ammesso di essersi avvalsi del “servizio” un paio di volte.
Nella recente udienza è stato anche affrontato l’aspetto, attraverso l’ascolto di un teste, relativo al pagamento di inserzioni pubblicitarie, in particolare in ordine ai contenuti dei messaggi promozionali. Contenuti, com’è stato riferito dal teste ascoltato in aula, che non erano esplicitamente a carattere sessuale, comunque non tali da indurre alla prostituzione.
La prossima udienza è stata fissata per il prossimo 9 aprile. In quella sede, è prevista la deposizione di altri clienti e di ufficiali di Polizia giudiziaria. I legali difensori per questo procedimento sono gli avvocati Massimo Bruno, Sergio Mameli e Andrea Guadagnini.
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