Sfiducia “illegale” al governo: scontro istituzionale in Kosovo

Annullata la fiducia votata dal Parlamento in giugno al governo guidato da Hoti. Per il presidente del Parlamento serbo, Ivica Dacic, difficile trovare una soluzione
L’ex premier kosovaro Albin Kurti
L’ex premier kosovaro Albin Kurti

BELGRADO Le regole non vengono rispettate, ma il sistema di contrappesi istituzionali funziona e rivela anticorpi forti dimostrando molto coraggio. Il risultato, l’annullamento del voto di fiducia e un Paese che va potenzialmente verso molto tese elezioni anticipate. Si tratta del Kosovo, nazione in cui ha provocato un vero terremoto politico una decisione della Corte costituzionale di Pristina, che ha decretato di fatto la non validità della fiducia votata dal Parlamento nazionale lo scorso giugno al governo guidato dal premier Avdullah Hoti. Consulta che ha espresso il suo giudizio in risposta a un ricorso presentato dal movimento Vetevendosje (Autodeterminazione), che aveva contestato l’illegittimità delle procedure parlamentari, sostenendo che Hoti avrebbe ottenuto la fiducia solo grazie al voto di Etem Arifi, un deputato “indegno” che non avrebbe potuto sedere sul suo scranno, secondo Vetevendosje.

Arifi, in effetti, era stato condannato nel 2019 per corruzione a un anno e tre mesi di reclusione, ma al momento della fiducia era a piede libero e aveva dunque potuto esprimere la propria preferenza. La Corte costituzionale ha però avallato il ricorso, annullando il voto del deputato, perché «una persona condannata» per un reato penale «negli ultimi tre anni non può essere candidata alle elezioni od ottenere un mandato all’Assemblea della Repubblica del Kosovo», hanno stabilito i giudici. Voto di Arifi che era stato decisivo, perché l’esecutivo Hoti aveva conquistato solo 61 voti a favore nel Parlamento formato da 120 rappresentanti, solo uno oltre la maggioranza minima. La Corte ha così richiesto a Vjosa Osmani, presidentessa del Parlamento e capo dello Stato ad interim – dopo le dimissioni di Thaci, messo in stato d’accusa per crimini di guerra - , di indire nuove elezioni entro quaranta giorni. «Considerato che il governo non è stato eletto seguendo i dettami della Costituzione», si vada a elezioni anticipate, ha stabilito la Consulta nella sua sentenza. Sentenza che è stata rispettata. Già ieri pomeriggio Osmani ha dato il la alle consultazioni in vista del voto anticipato. Il primo a essere ricevuto è stato proprio l’ex premier e leader di Vetevendosje, Albin Kurti, il cui partito potrebbe sfruttare la débâcle di Hoti per riconquistare il potere, in quello che potrebbe essere il terzo cambio di governo a Pristina nel giro di meno di due anni. «Abbiamo aspettato questa decisione della Consulta» per mesi, ha esultato Autodeterminazione, ma ora si aprono nuovi problemi, dato che pure molti deputati di Kurti sono stati condannati per gli incidenti e il lancio di lacrimogeni in Parlamento, nel 2015, e potrebbero non avere il nulla osta per partecipare al voto in veste di candidati.

Voto che apre sicuramente una stagione, potenzialmente lunga, di instabilità politica. E spiana la strada a un possibile lungo stop al dialogo con Belgrado. E proprio di «nuove tensioni» ha parlato ieri l’ex ministro degli Esteri e oggi presidente del Parlamento serbo, Ivica Dacic. —


 

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