Sfida Riccardi-Fedriga. Verdetto dopo il 4 marzo

Centrodestra tentato dall’idea di rinviare la scelta del candidato presidente. Carroccio favorevole: «Accordo dopo le politiche». Azzurri e Fdi scettici  

TRIESTE. Il puzzle del centrodestra per le elezioni regionali in Friuli Venezia Giulia diventa un rompicapo, con livelli di incertezza tali da profilare perfino l’ipotesi di un rinvio della scelta del candidato per le regionali a dopo le elezioni politiche del 4 marzo. Mentre in Lombardia l’intesa tra Lega e Forza Italia sul nome di Attilio Fontana dura lo spazio di 24 ore, in Fvg prende corpo l’ipotesi di arrivare alle consultazioni per il parlamento senza aver definito la scelta del leader della coalizione per la conquista della Regione. Lo dice il capogruppo alla Camera e coordinatore della Lega in Fvg, Massimiliano Fedriga, analizzando quanto sta avvenendo dopo la mancata ricandidatura di Roberto Maroni. Fedriga spiega che «l’alleanza è al lavoro sulle politiche e sul progetto per le regionali: riguardo a quest’ultimo, l’accordo sul candidato in Fvg si raggiungerà entro qualche settimana o al più tardi subito dopo le politiche».

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L’ipotesi è suggestiva e si affaccia per la prima volta sulla scena. Difficile ad ogni modo allineare le tessere del mosaico delle liste per le politiche in Fvg senza sapere quale partito avrà ottenuto la chance di guidare la Regione e potrà dunque accettare di ridimensionarsi nella corsa al parlamento. Ma per la Lega si tratta di ragionamenti superflui: nel Carroccio, infatti, si ritiene un errore vincolare i collegi al candidato per la presidenza del Fvg e si punta allora a una suddivisione equilibrata delle caselle per il parlamento e a scegliere chi possa meglio rappresentare l’alleanza al voto amministrativo. Nient’altro che l’applicazione concreta del mantra del “candidato più forte” e del “no al manuale Cencelli” di Matteo Salvini. Rinviare la scelta del leader di coalizione dopo il 4 marzo permetterebbe allora di valutare il peso dei singoli partiti e affidare la guida dell’alleanza a chi prenderà più voti in regione: e sarà testa a testa, se sono esatti i dati di un sondaggio commissionato in questi giorni da Fratelli d’Italia.

Come e se l’ipotesi avanzata dalla Lega possa verificarsi, lo dirà solo l’andamento del confronto nazionale sulle candidature. Di certo, il tempo tecnico per la presentazione del leader del centrodestra dopo il 4 marzo sarebbe risicatissimo, come d’altronde quello politico, con elezioni in agenda per il 29 aprile e una campagna ancora da avviare. La Lega si starebbe comunque preparando all’eventualità, con Fedriga che non dovrebbe correre all’uninominale di Trieste, lasciando probabilmente spazio all’azzurra Sandra Savino. L’idea è presentarsi come capolista al proporzionale della Camera e valutare poi se le regionali tocchino al Carroccio o meno: se così fosse e si realizzasse la vittoria del centrodestra, Max non dovrebbe fare altro che dimettersi dal parlamento e scegliere piazza Unità. Tutto sarebbe più complesso in caso di elezione all’uninominale, visto che le dimissioni comporterebbero la convocazione di un voto suppletivo per sostituire Fedriga.

La boutade leghista trova tuttavia freddi gli alleati. La coordinatrice di Forza Italia, Sandra Savino, cade dalle nuvole e si limita a evidenziare che «se si vota il 29 aprile, bisogna consegnare le firme il 23 di marzo». A ciò si aggiunge l’incognita Lombardia, in un gioco del destino che penalizzerebbe Riccardi in caso gli azzurri la spuntassero con Mariastella Gelmini per il Pirellone e con Gasparri per il Lazio. Per Savino, le altre partite sono tuttavia «al vaglio del presidente Berlusconi e le valutazioni spettano a lui». Fedriga ritiene intanto che «il candidato della Lega in Lombardia sarà Fontana, che ha dimostrato di essere un ottimo amministratore».

Sull’altro versante dell’alleanza, il coordinatore di FdI Fabio Scoccimarro ritiene a sua volta che «rinviare la scelta locale a dopo il 4 marzo sarebbe una possibilità teorica, ma tecnicamente impossibile perché significherebbe avere pochi giorni per la raccolta delle firme». Al “patriota”, da nuova definizione di Giorgia Meloni, la soluzione comunque non dispiacerebbe in assoluto, perché «nessun partito sembra voler fare passi indietro in Fvg: Fi chiede Riccardi, la Lega Fedriga e Giorgia ha ribadito nell’ultimo confronto con Berlusconi e Salvini che FdI ha tutti i titoli per guidare la Regione». L’idea di Scoccimarro e soci è infatti che, con la Lombardia destinata alla Lega e il Lazio rivendicato da Forza Italia, i patrioti possano ancora dire la loro in Fvg.

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