Sfida dei supermarket, primato a Despar

La fine dell’impero delle Coop Operaie rivoluziona la geografia: il colosso austriaco conta ora su 29 punti vendita

C’era una volta la Trieste dei supermercati padrona a casa propria. Non è un’era capitalistica fa, prima della globalizzazione, ma l’altro ieri. L’esistenza delle Coop operaie - proprietarie del “grosso” dei punti vendita della grande distribuzione aperti tra la città e il piccolo retroterra provinciale - aveva costituito in effetti un cordone oltre il quale i competitor “foresti”, ancorché ben più grandi, sapevano di potersi spingere, sì, ma fino a un certo punto. Concorrenza, a determinati livelli, non vuol mica dire guerra a tutti i costi ma, piuttosto, ragionata spartizione dei mercati, qui intesi come territori abitati da famiglie che vanno a fare la spesa.

L’asta del patrimonio delle Operaie andata in scena mercoledì nello studio dell’avvocato Maurizio Consoli - l’uomo cui il Tribunale ha affidato come amministratore giudiziario il compito di vendere per salvare anzitutto i risparmi dei soci e i posti di lavoro - ha cambiato da un giorno all’altro, ha rivoluzionato benché tutti fossero consapevoli che il destino era ormai segnato, la geografia dei negozi della grande distribuzione della provincia giuliana tutta. Sono così entrati i colossi. Non uno soltanto, ma tre: Despar, Coop Nordest e Conad. Il risultato è che la nuova Trieste dei supermercati appare più distribuita, meno concentrata e baricentrica e quindi più concorrenziale (benché il “grosso” sia ora in mano, inevitabilmente, proprio alle grandissime catene) e questo, almeno sulla carta, dovrebbe finire per rappresentare alla lunga un vantaggio per chi compra, ovvero per le famiglie di cui sopra. Decisiva per questa maggiore distribuzione, raccontano i dietro le quinte, è stata la concomitante crisi irreversibile della cugina carnica CoopCa, a sua volta in vetrina con i suoi market di fronte agli stessi potenziali compratori, che hanno deciso - così almeno si può presumere - di suddividere il “peso” delle acquisizioni in Friuli Venezia Giulia.

Ma veniamo proprio alla nuova geografia. Il cosiddetto “big player” di Trieste - per lo meno in chiave puramente numerica - diventa la Despar, con ben 29 punti vendita su suolo provinciale, frutto di una strategia di penetrazione particolarmente incisiva negli ultimi anni nel mercato giuliano. Ai 22 negozi già operativi - il cui conto esatto è stato reso ieri da Fabrizio Cicero, direttore d’area della Aspiag, la concessionaria del marchio multinazionale per Triveneto ed Emilia Romagna guidata dal manager austriaco Paul Klotz - con i rogiti di compravendita che saranno firmati dopo l’udienza di omologa del concordato del 15 giugno se ne aggiungeranno sette ex Coop operaie: tre in centro (Teatro romano, piazza San Giovanni e Viale) e quattro in periferia (San Giovanni, Melara, Opicina e soprattutto Muggia).

Il secondo “player”, ma in realtà con la crescita percentuale più alta rispetto al dato di partenza - da tre a 11 punti vendita - divengono poi le Coop Nordest, il pilastro del sistema cooperativo “rosso” affiliato alla LegaCoop di Bologna. Al di là del parametro squisitamente quantitativo, sono loro il vero “top player” dal punto di vista qualitativo, se è vero che - con la “presa” delle Torri - si ritrovano a detenere i due iper della provincia: quello delle Torri appunto, il gioiello delle Operaie messo in vendita da Consoli, e quello già loro del Montedoro Freetime. Quanto ai supermercati, le Nordest aggiungono all’Essepiù di Roiano e a via della Tesa, già di loro proprietà, quelli grandi e strategici di Barriera e via del Rivo a San Giacomo, eppoi Cavana, via Palestrina, Poggi, San Sergio e Sgonico. Le Nordest, in origine, come risulta dal piano concordatario di marzo, avevano offerto l’acquisto di un “pacchetto” grande il doppio, ma circa la metà l’ha poi “data” proprio a Despar.

Conferme invece, rispetto al piano Consoli di marzo, arrivano dalle asegnazioni previste per il sistema Conad, che con la sua controllata Sgi fa un notevole “salto” in fatto di presenza sul mercato giuliano, ora attestato a otto punti vendita, e non solo in virtù delle tre “new entry” dalle Operaie (Domio, Roiano e soprattutto l’altro gioiello Gran Duino) ma anche in conseguenza di un’altra recente acquisizione, doppia a essere precisi: i due negozi ex Billa di via Locchi e Viale.

Attorno ai tre colossi orbita comunque, resiste e anzi a questo punto pure si rafforza (se è vero che sei market più piccoli ex Operaie finiranno in gestione a cosiddetti nuovi gruppi di “autoimprenditori” nati tra proprio i dipendenti Coop) un tessuto distributivo che rende, sempre sulla carta, più concorrenziale la piazza. Sopra le catene da quattro punti vendita, come le “foreste” Eurospesa e Pam e la locale Zazzeron, e i discount da due, come Lidl ed Eurospin, stanno i sette negozi targati Maxi, di cui sei (sette con il Brico di via Giulia) fanno capo a Bosco, catena oggi proiettata - non a caso, evidentemente - verso una “cura” particolare dei prodotti locali e transfrontalieri. Il marchio storico di Bosco resta così una sorta di baluardo, con Zazzeron stesso, della triestinità.

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