Sfida a cricket tra afghani sul campo della fiera

Accampati in riva all’Isonzo ieri si sono divertiti con il loro sport nazionale. «Ci diano i documenti per vivere onestamente»
Bumbaca Gorizia 06.09.2014 partita Cricket profughi Afganistan vs. Pakistan Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 06.09.2014 partita Cricket profughi Afganistan vs. Pakistan Fotografia di Pierluigi Bumbaca

Quando l’ultimo punto viene segnato, esplode la festa. È come se fosse una partita vera: c’è chi punta gli indici verso il cielo e chi salta e si abbraccia col compagno di squadra. “Cosa è successo?”, è la domanda che viene spontanea a chi non mastica di cricket e non capisce i meccanismi del gioco nato in Inghilterra e diffuso soprattutto nei Paesi del Commonwelth. «L’Afghanistan ha battuto il Pakistan», è la semplice risposta di uno degli spettatori appoggiati al muretto di cemento. Sul piazzale dell’Espomego, però, di pakistani non ce ne sono. Sono tutti afghani. «Comunque fosse finita, la squadra vincitrice sarebbe stata quella afghana e quella perdente sarebbe stata la pachistana». Il trucco c’è, ma non si vede. Sorride il 28enne Jan. È lui che ha tenuto il tabellone segnando i punti a matita sul container posteggiato lì vicino. È lui che da leader del gruppo in inglese spiega la situazione. Il “derby” andato in scena ieri in via della Barca, per Gorizia è stato senza dubbio uno spettacolo inedito.

Chi è passato in macchina, diretto verso il centro, non ha potuto non notare le persone sparpagliate nell’area del posteggio del quartiere fieristico. La maggior parte dei giocatori indossava scarpe da ginnastica, ma alcuni hanno giocato con le infradito o le ciabatte, altri hanno preferito stare scalzi. L’asfalto è abrasivo e, ovviamente, alla fine non è mancato qualche dito sbucciato prontamente medicato con un semplice fazzoletto. «Ci vorrebbe uno spazio più adeguato, un bel prato, magari, ma ci accontentiamo di questo», dicono sorridenti i richiedenti asilo. Si accontentano anche della loro tendopoli sull’Isonzo. Non sanno che da qualche giorno tutta la città parla di loro e del loro accampamento di fortuna.

Sono tutti musulmani e il fatto che l’improvvisata partita di cricket si sia svolta sotto lo sguardo attento di papa Francesco ha un che di simbolico anche perché il messaggio lanciato dal manifesto affisso dalla Provincia in via della Barca per promuovere la visita di sabato prossimo del Santo Padre è diretto; quel “Fratelli” in tre lingue è un invito all’accoglienza, oltre che alla pace. «Non possiamo avere una casa, ma stare nella jungla è sempre meglio che stare in Afghanistan – notano -. L’unica cosa che vogliamo sono i documenti per vivere onestamente in Italia. Abbiamo dovuto lasciare il nostro Paese perché qualsiasi scelta si faccia laggiù è pericolosa. Lì si combatte e si muore, perché se si sceglie l’esercito, i talebani ti attaccano; se invece si sceglie di andare con i talebani, allora a darti la caccia è l’esercito. Non ci sono possibilità di scelta. Non puoi vivere in pace e quello che noi vogliamo è solo questo».

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