Sfere invisibili per curare il diabete
TRIESTE I pazienti con diabete di tipo I dipendono per la propria sopravvivenza dalla somministrazione cadenzata di insulina, perché le cellule beta dei loro pancreas sono andate distrutte durante l'infanzia. Nel 1999 all'Università di Alberta a Edmonton, in Canada, a sette di questi pazienti furono iniettate nel fegato isole cellulari contenti cellule beta, espiantate dal pancreas di individui dichiarati morti dal punto di vista cerebrale. Il risultato fu rivoluzionario ma transitorio: i pazienti trattati si liberarono dalla schiavitù dell'insulina, ma nell'arco di pochi mesi le isole trapiantate furono distrutte dal sistema immunitario. Delle diverse centinaia di pazienti trattati ad oggi con il protocollo di Edmonton, più del 90% ha richiesto nuovamente insulina a meno di 5 anni dal trapianto.
Come nascondere le cellule trapiantate dall'attacco del sistema immunitario? E anche: come ottenere le cellule beta senza dover dipendere dal prelievo dal pancreas dei cadaveri? Ce lo dicono ora due articoli, pubblicati su Nature Medicine e Nature Biotechnology. Sono firmati entrambi in qualità di autore principale da Daniel Anderson, professore associato all'Mit di Boston, insieme a collaboratori di altre 4 prestigiose istituzioni di ricerca americane.
Come fa la tecnologia stealth per i caccia militari, Anderson e colleghi hanno creato un guscio chimico in grado di rendere le cellule trapiantate invisibili al sistema immunitario. Il guscio è costituito da un composto derivato dell'alginato, uno zucchero contenuto nelle alghe, cui sono stati aggiunti alcuni gruppi chimici selezionati in maniera certosina dopo averne provati più di 800 diversi. Il guscio forma la superficie di una serie di sfere di 1,5 mm di diametro che contengono cellule beta umane derivate da cellule embrionali staminali, ottenute secondo una procedura descritta alla fine del 2014 da Doug Melton, uno dei massimi esperti di medicina rigenerativa della Harvard University. Una volta iniettate nelle scimmie, le cellule beta umane protette dalle sfere invisibili hanno immediatamente iniziato a produrre insulina in risposta ai livelli di zucchero nel sangue, mantenendosi inalterate per almeno 6 mesi, virtualmente senza che l'organismo ricevente si accorgesse della loro presenza.
Per chi si occupa di diabete mai l'eccitazione è stata così alle stelle: dal momento che sia le sferette di alginato modificato sia le cellule beta ottenute da cellule embrionali staminali possono essere prodotte in quantità virtualmente illimitate, questa ricerca marca un passaggio fondamentale verso il traguardo della terapia definitiva per i pazienti con diabete di tipo I.
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