Settimo “segue” Cividin in concordato

«Non cerco scorciatoie. Sto anzi lavorando per uscirne, per onorare i debiti e cercare di assicurare un futuro all’impresa. Conto di farcela. Ciò che mi rende ottimista è anche la fiducia che continuano ad accordarmi i clienti». Alessandro Settimo, proprietario e amministratore unico dell’omonima società di costruzioni, ammette di essere entrato pure lui nel “tunnel” già imboccato dal collega Donatello Cividin, a testimonianza della ferocia della crisi che sta investendo l’edilizia triestina, senza risparmiare appunto i colossi di seconda generazione. Ultimamente infatti - dopo che lo stesso Settimo nel suo ruolo di amministratore unico aveva deciso di attivare le procedure, come da visura camerale d’inizio primavera - si è saputo che anche i rappresentanti della Settimo Costruzioni Generali Srl hanno varcato il portone di Foro Ulpiano per depositare in Tribunale l’istanza di concordato preventivo, con cui tentare di scongiurare il fallimento.
L’incartamento è al vaglio dei tre giudici del collegio civile “preposto”: il presidente Arturo Picciotto, il giudice delegato Daniele Venier e quello a latere Riccardo Merluzzi. La stessa identica formazione tribunalizia che si sta occupando del piano anti-crac delle Coop operaie. Un ulteriore “protagonista” in comune è l’avvocato Maurizio Consoli, amministratore straordinario delle Coop. In questa circostanza però Consoli è stato coinvolto non dal Tribunale (come invece nel caso delle Operaie) bensì da Settimo, che si avvale, come difensori nella procedura, proprio di Consoli e dell’avvocato Riccardo Seibold, affiancati dal commercialista Roberto Lonzar. Un altro commercialista, Giorgio Bommarco, è invece il commissario giudiziale nominato dal Tribunale.
Pure l’istanza riguardante la Settimo Costruzioni Generali, come quella di Cividin, è di un cosiddetto concordato preventivo in bianco. Essa preannuncia tuttavia la possibilità della transizione alla forma del concordato in continuità aziendale, con l’obiettivo del mantenimento in vita dell’impresa anziché della sua liquidazione. Il “tunnel” insomma non è cieco. Può avere una luce in fondo. La Srl ora sta continuando a lavorare - e sta pagando regolarmente i suoi fornitrori per quanto riguarda la gestione successiva al deposito dell’istanza di concordato - con il “target” della copertura dei debiti senza la necessità di svuotare la società, una società andata anzitutto in crisi di liquidità per le troppe immobilizzazioni dettate da un mercato bloccato.
«Ho lavoro, lavori in corso e lavori in acquisizione, ho la capacità finanziaria per portarli a termine, ho dei beni societari che, nonostante la crisi, presentano caratteristiche uniche e ragionevolmente rappresentano una garanzia di fronte ai debiti», interviene Settimo in prima persona. «Sebbene sensibilmente ridotti assieme ad altri costi aziendali - aggiunge il costruttore - ho mantenuto tutti i posti di lavoro. Ho una consolidata e indubitabile reputazione testimoniabile da chiunque ed è nel rispetto di questo rapporto leale e di fiducia instaurato con tutti i nostri portatori di interessi che ho optato per una procedura che non è una scorciatoia. Pertanto sono intenzionato ad utilizzare questo strumento previsto dalla legge per risanare il mio debito, lavorando avanti, pure in un contesto come questo che non è dei più favorevoli, accettando tutte le difficoltà che ne conseguono, nella convinzione di poter offrire un atteggiamento un po’ diverso dalla norma, che vede il mondo economico sempre più vorticosamente orientato verso la speculazione più sfrenata, anziché a valori più alti e nobili che il lavoro umano conduce. È risaputo che esistono vie più maliziose e meno faticose per affrontare una crisi aziendale. Ma io ho scelto la via forse più difficile, una scelta morale. In profondità credo che non sia tanto importante ciò che facciamo, bensì come lo facciamo».
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