Settemila bimbi da rivaccinare in Friuli

Richiamati i pazienti dell’infermiera di Treviso dopo i risultati-choc delle verifiche. E la Procura di Udine apre un’inchiesta
Un bambino viene vaccinato in un ambulatorio della Asl di Napoli, 3 novembre 2016. ANSA / CIRO FUSCO
Un bambino viene vaccinato in un ambulatorio della Asl di Napoli, 3 novembre 2016. ANSA / CIRO FUSCO

UDINE. Settemila bambini da richiamare, 20mila dosi da somministrare in sei mesi. Un danno economico quantificabile in alcune centinaia di migliaia di euro.

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Secondo i numeri in possesso della task force interaziendale costituita per l’emergenza, Emanuela Petrillo, l’assistente sanitaria trevigiana al centro della vicenda per le finte vaccinazioni, non aveva effettuato correttamente in Friuli un terzo delle profilassi nei piccoli sotto l’anno d’età e metà negli adolescenti.

«Un comportamento criminale», lo definisce il direttore generale dell’azienda sanitaria 3, Pierpaolo Benetollo. «Se non si è verificata un’epidemia – aggiunge il direttore del dipartimento di prevenzione dell’Aas 3, Paolo Pischiutti – lo dobbiamo unicamente all’immunità di gregge, cioè all’alto livello di vaccinazione che abbiamo nel resto della popolazione».

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Il gruppo di medici, ieri in conferenza stampa convocata d’urgenza, è sicuro: l’unica responsabile è Emanuela Petrillo.

«I primi risultati, per quanto parziali – dice Benetollo –, fanno pensare che una parte dei bambini controllati in questi giorni, che sono quelli che avevano effettuato l’intero ciclo con l’assistente sanitaria al centro della vicenda, non abbia ricevuto una vaccinazione completa.

Quindi riteniamo che la stessa operatrice nel complesso abbia, almeno per un parte, agito in maniera scorretta, mentre tutte le profilassi eseguite da altri vaccinatori del Distretto di Codroipo non hanno problemi.

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Quindi, nel complesso, la maggior parte delle iniezioni è stata efficace, ma molti bambini potrebbero aver ricevuto una o più dosi “per finta”. Questo fa sì che attualmente siano protetti, ma non possiamo avere certezza che la loro protezione duri per tutta la vita o per il tempo previsto».

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Così la task force ha deciso di seguire il principio di massima precauzione e di ripetere tutte le 7mila vaccinazioni eseguite a Codroipo dal 16 novembre 2009 al 18 dicembre 2015, periodo in cui Emanuela Petrillo aveva esercitato la professione nel Distretto del Medio Friuli.

Il danno economico è di alcune centinaia di migliaia di euro perché oltre alle dosi, la Regione dovrà fare un piano di assunzioni straordinario del personale. «Non riusciamo a comprendere perché l’assistente abbia potuto fare questo. Di sicuro è stato un atto di tradimento, comportamento criminale che poteva mettere a rischio la salute di una comunità», spiega Benetollo.

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E ora a muoversi è anche la Procura di Udine. Una attività di indagine parallela a quella sanitaria, volta a verificare l’esistenza o meno di responsabilità di natura penale a carico di chi avrebbe dovuto effettuare la profilassi e che ha deciso invece di non somministrare i vaccini.

A cominciare da Petrillo, già accusata dall’Ulss di Treviso di non effettuare le iniezioni nella Marca. Il fascicolo - per ora a carico di ignoti - è stato aperto sulla scorta delle notizie di stampa e del colloquio tenuto col direttore generale dell’Aas n.3, e assegnato alla pm Claudia Danelon.

Due le ipotesi di reato ora al vaglio: l’omissione di atti d’ufficio, cioè di adempimenti obbligatori a un incaricato di pubblico servizio, punito con reclusione da sei mesi a due anni, e la falsità in certificazioni, che prevede pene comprese fra i tre mesi e i due anni.

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Entrambi reati perseguibili d’ufficio e comunque suscettibili di variazioni a seconda degli sviluppi che l’inchiesta avrà. Diverse – fa sapere la Procura – le persone che, forse già da domani, saranno iscritte sul registro degli indagati.

«Tutto personale sanitario – così De Nicolo – che ha agito in quel distretto nel periodo attenzionato». L’obiettivo è accertare se vi siano colleghi che hanno agito insieme all’infermiera trevigiana, oppure che si siano comportati allo stesso modo, ma indipendentemente da lei o in altre strutture sanitarie. L’inchiesta giudiziaria non interferirà in alcun modo con l’attività della task force sanitaria.

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