Sette, sei, cinque... La lista civica del sindaco perde pezzi in Municipio
TRIESTE La Lista Dipiazza perde pezzi. Dopo l’addio di Barbara Dal Toè, passata al Carroccio, ora anche il consigliere Francesco Bettio sta prendendo la porta. Tanto che la civica ha deciso di giocare il tutto per tutto per tenerlo in squadra e di mezzo potrebbe andarci pure il capogruppo Vincenzo Rescigno.
Lo stesso sindaco Roberto Dipiazza ha deciso di prendere in mano la vicenda e ha convocato per domani una riunione «d’emergenza» da tenersi prima della seduta consigliare: «In ogni caso - chiosa - l’importante è la tenuta della maggioranza».
Ma andiamo con ordine. Da mesi il gruppo consigliare della Lista fa le bizze. Già l’anno scorso erano andati in altri lidi tre consiglieri circoscrizionali. In aula la conduzione d’aula del capogruppo Rescigno, a volte fantasiosa, da tempo fa mordere il freno ad altri esponenti della civica. Ad eccezione dei due “scudieri” del capogruppo, i presidenti di commissione Roberto Cason e Francesco Panteca, diversi hanno manifestato dei dubbi nel corso del tempo. Dal Toè, come detto, ha scelto alla fine di lasciare la lista. E Bettio si prepara a seguirne le orme. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, secondo fonti interne alla maggioranza, sarebbe l’ormai celebre delibera Cason-Panteca su “Trieste Servizi”, condivisa soltanto dagli autori e da Rescigno ma presentata poi come un’iniziativa di tutto il gruppo.
Dinanzi a tutto questo il consigliere Bettio, operaio ed ex presidente circoscrizionale, nei giorni scorsi ha annunciato che la misura è colma. L’assessore e presidente della lista Giorgio Rossi, reduce dalla defezione di Dal Toè, l’ha incontrato personalmente ascoltando le sue rimostranze e cercando di porvi rimedio. Ma per il momento il problema resta. Da parte sua Bettio si è dato tempo fino alla riunione di domani per dare una risposta definitiva. E per ora non scioglie le riserve: «Le voci restano tali fin che non vengono prese decisioni - risponde laconico -. In ogni caso io vado avanti per il bene di Trieste e sono al servizio del sindaco e della maggioranza».
Quali sono le mosse che consentirebbero alla Lista Dipiazza di tenere a bordo il prezioso consigliere? Sul piatto, inutile negarlo, c’è la testa di Rescigno, chiesta da più parti. Meno scontato è il potenziale successore. Con Dal Toè fuori dai giochi e Marco Gabrielli incastonato sullo scranno di presidente del Consiglio, restano soltanto due alternative: Bettio stesso e Massimo Codarin, altro esterno alla trimurti Rescigno-Cason-Panteca.
La preoccupazione di molti è che il timone della coalizione passi del tutto in mano leghista. Secondo gli addetti ai lavori Bettio starebbe valutando il passaggio al Misto, ma non mancano avances da altre forze del centrodestra. Non ultima la Lega, appunto, che si è già fagocitata una dipiazzista e il forzista Everest Bertoli negli ultimi mesi. Il partito salviniano, forte del vento in poppa sul piano regionale e nazionale, chiede infatti di pesare sempre più anche a livello cittadino. Tanto che a palazzo Cheba gira insistente la voce secondo cui il Carroccio avrebbe offerto a Dipiazza stesso una candidatura alle europee prossime venture. Una forma elegante di promoveatur ut removeatur.
Il primo cittadino pare poco propenso a prestare orecchio a simili sirene: «Nessuno mi ha mai parlato. Io ho fatto il sindaco con grande passione per quasi 17 anni, ma non è che devo morire sindaco. Con ciò non intendo dire che farei altre cose, ma che in un momento magico per la città come questo io non vivo ansie di nessun tipo. Se le cose vanno, bene, sennò pazienza. Tanto più che Trieste vive un momento spettacolare e tutti me lo devono riconoscere. Altrimenti io ho una vita da vivere, una moglie giovane, e molte passioni. Altre cose per me non hanno alcuna importanza. Per 2 mila 800 euro al mese di paga da sindaco trovo senza problemi altro da fare».
Quanto alle vicissitudini della lista, il sindaco commenta: «Li ho convocati lunedì e sentirò quel che hanno da dire. So che c’erano degli accordi tra loro per un cambio di capogruppo a metà mandato, vedremo. Ognuno fa quel che vuole purché tenga la maggioranza». —
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