Sette centri massaggi cinesi chiusi a Monfalcone, giro da migliaia di clienti
MONFALCONE Sono stati chiusi tutti i centri massaggi cinesi della città. L’ultimo, il settimo, in via Terenziana, è stato raggiunto dall’ordinanza sindacale relativa alle irregolarità igienico-sanitarie e dall’ordinanza del dirigente dello Suap circa la mancata autorizzazione in ordine al servizio di estetica, necessario nell’ambito dei requisiti richiesti per questa tipologia di centri.
Si è conclusa dunque la complessa indagine congiunta portata avanti dai carabinieri della Compagnia e dalla Polizia locale di Monfalcone. Quasi un anno di inchiesta.
È a fronte del reato di sfruttamento della prostituzione che si è giunti all’arresto del 50enne cinese Bai Janping, gestore di fatto dei tre centri di via Rossini, via Verdi 11 e via Fratelli Fontanot, per i quali è intervenuto il sequestro penale. L’esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip della Procura di Gorizia include anche le ipotesi di accusa di violenza sessuale e lesioni personali. Gli altri 4 centri, in via Galilei, vicolo Desenibus, via Verdi 40 e quindi via Terenziana, sono gravati dalla sospensione dell’attività con le ordinanze “fotocopia” emesse dal sindaco Cisint e dallo Suap.
Una distinzione sotto il profilo penale e amministrativo L’attività investigativa dell’Arma e della Municipale ha concentrato le verifiche sulle prestazioni sessuali, avvalendosi anche delle intercettazioni telefoniche, ambientali e videoregistrazioni. Con le testimonianze da parte degli stessi clienti individuati durante gli appostamenti esterni. Un monitoraggio lungo, considerata l’apertura continuata dalle 10 fino alle 3 di notte. Non sono mancati pedinamenti e i rilievi delle targhe.
Oltre trecento i frequentatori identificati. C’è da supporre che in realtà il flusso fosse molto più esteso. È stata ipotizzata una media annuale di 5 clienti giornalieri per ogni sito. Numeri di grandezza, che restano comunque ipotetici, a tre zeri. Una clientela variegata e “trasversale”. Clientela proveniente dall’Isontino, ma anche costituita da uomini di passaggio in città. Per un buon numero, inoltre, la frequentazione era più assidua. Tra i ricercatori degli incontri hard anche monfalconesi, bengalesi, perlopiù di giovane età, e rumeni.
Bai Janping, com’è emerso durante la conferenza stampa congiunta dei Carabinieri e della Polizia locale, manteneva il controllo diretto dei suoi tre centri, coadiuvato da una connazionale di 49 anni, L.D., che esercitava anche l’attività di prostituzione, denunciata per favoreggiamento personale. Ufficialmente l’uomo risultava dipendente, avvalendosi di titolari-prestanome.
Gestori-fittizi inconsapevoli o accondiscendenti. Tra questi cinesi mai stati in Italia, fino a soggetti residenti nel Bolognese.
Nel complesso è stato fatto riferimento a situazioni fluide, nell’alternarsi delle dipendenti, ma anche caratterizzate da tour over.
Durante i sopralluoghi nelle attività controllate dal cinquantenne è stato rinvenuto denaro contante, elemento di conferma della prostituzione.
Il cinese Bai Janping pensava a tutto, alla logistica, ai rifornimenti di materiali, ma anche cibo, lenzuola e quanto necessario alle prestazioni sessuali, in un continuo spostarsi da un centro all’altro per controllare che gli incassi corrispondessero a quanto riferito dalle donne. Che in quei luoghi ci vivevano, in condizioni igienico-sanitarie quantomeno precarie.—
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