Set tagliati, tanti registi scappano da Trieste
TRIESTE. “Third Person” del Premio Oscar Paul Haggis, con Naomi Watts e Liam Neeson, “Anita B.” di Roberto Faenza, una fiction Rai prodotta dalla Ciao Ragazzi di Claudia Mori e “Vinodentro” di Ferdinando Vicentini Orgnani, il primo film di fiction italiano sul mondo del vino: sono questi i titoli più importanti che avevano scelto come prima location il Friuli Venezia Giulia, e che invece il territorio si è lasciato sfuggire negli ultimi due mesi.
Occasioni perse che spezzano la continuità virtuosa creata dalla presenza di produzioni cinematografiche in regione fin dal 2000, anno di nascita della Fvg Film Commission. I primi tre progetti hanno optato per altre destinazioni dopo la scelta da parte della giunta regionale di non reintegrare il finanziamento del Film Fund della Film Commission per l’anno in corso. Paul Haggis (già Oscar alla sceneggiatura per “Crash–Contatto fisico”) avrebbe dovuto venire a Trieste per effettuare i sopralluoghi in vista di tre settimane di riprese in zona, portando in città star internazionali come Naomi Watts (che lo scorso luglio ha girato in piazza Unità una scena del nuovo film su Lady Diana, del quale è protagonista). Dopo la notizia del ritiro dei fondi, però, ha virato direttamente il progetto su Genova.
Roberto Faenza doveva girare in città “Anita B.”, tratto dal romanzo di Edith Bruck “Quanta stella c’è nel cielo” (edito in Italia da Garzanti), la storia di una sedicenne sopravvissuta ai campi di concentramento: ha cambiato destinazione. Stessa scelta per la Ciao Ragazzi di Claudia Mori, intenzionata a tornare a Trieste dopo le esperienze positive del serial “Mai per amore” e “C’era una volta la città dei matti”: andrà a girare la prossima fiction in Puglia.
Storia diversa invece per Ferdinando Vicentini Orgnani che aveva un progetto intimamente legato al territorio: “Vinodentro”, una commedia noir con cast d’eccezione (Giovanna Mezzogiorno, con la quale il regista ha già girato “Ilaria Alpi. Il più crudele dei giorni”, Vincenzo Amato e l’attore francese Lambert Wilson) ambientata nel mondo del vino nel pordenonese, col friulano doc Dante Spinotti come direttore della fotografia, e che ha dovuto invece dirottare le riprese sul Trentino. «La mia famiglia produce vino dal 1946 a Valeriano, in provincia di Pordenone», spiega il regista dal set di Bolzano. «Mio fratello Alessandro fa il viticoltore, possediamo un vigneto di 20 ettari. Sono cresciuto in mezzo al mondo del vino da sempre, e sono ancora residente lì. Quando ho iniziato a lavorare sul film ho richiesto il finanziamento del Fondo per l’Audiovisivo della Fvg Film Commissin per sviluppare la sceneggiatura e l’ho ottenuto. Visto che la storia avrebbe coinvolto il vino, un prodotto che porta l'identità del Friuli nel mondo, ho chiesto all’assessore regionale alle risorse rurali Claudio Violino un finanziamento speciale che attingesse ai fondi per il cambio di denominazione del Tocai in “Tipicamente friulano”: si è detto interessato, ma poi non si è fatto più vivo». Così, Vicentini Orgnani ha mandato avanti la trattativa già avviata col Trentino, che ha risposto positivamente.
«Abbiamo sostenuto questo film con il Fondo per l’Audiovisivo per lo sviluppo perché c’erano ottime ragioni affettive, tecniche e pratiche di produzione sul territorio», spiega Paolo Vidali, direttore del Fondo. «Il nostro intervento, anche attraverso un eventuale successivo contributo del Film Fund, sarebbe stato interessante ma è mancato un pezzo finanziariamente determinante per realizzarlo: l’intervento specifico del settore vitivinicolo, con i fondi destinati alla promozione per il vino. È un’occasione che, invece, il Trentino ha raccolto».
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