«Servolani più a rischio» Ma solo in pochi fanno il test
TRIESTE Le dichiarazioni più allarmanti le fa Ranieri Urbani, docente di Biochimica all’università di Trieste: «Alcuni abitanti di Servola presentano nelle urine livelli doppi di malonidialdeide e molte volte superiori di deossiguanosina rispetto a quelli di Guardiella. Sono dunque in uno stato di premalattia chiaramente causato da contaminazione ambientale, dato che questi sono i due indicatori più veritieri in situazioni del genere. Lo stress ossidativo in questi casi così rilevato è uno stato che può precedere cinquanta forme di malattie e una di queste è il cancro».
Riccardo Tominz, direttore della Struttura complessa igiene, sanità pubblica e prevenzione ambientale dell’Asuits specifica però nelle conclusioni: «Il test delle urine va considerato come un’operazione sperimentale per avere una conoscenza generale del problema perché fin dall’inizio si è posta la questione della scarsa rispondenza da parte dei soggetti (hanno accondisceso solo 62 abitanti di Servola e 51 del rione di Guardiella, ndr.). Non abbiamo dunque avuto un numero sufficiente di donatori di urine per ottenere un dato sufficientemente rappresentativo della popolazione, anche se resta comunque un dato forte che ci consente di affermare: abbiamo tot persone con valori molto alti. Quanto alle fonti di inquinamento a Trieste sono varie: le industrie, il porto, il traffico. Scartando l’ipotesi che in questo caso il responsabile possa essere il traffico, dato che a Servola non è tanto peggiore che a Guardiella, questo lavoro non permette assolutamente - ha aggiunto Tominz - di dire che il problema sia causato da un soggetto specifico (in questo caso la Ferriera, imputato principale, ndr.) e non piuttosto da un altro».
Questi i passi salienti dell’incontro svoltosi ieri nella sala del Consiglio comunale dov’è stato illustrato il report “Indicatori di stress e inquinamento industriale. Analisi di un contesto a forte insediamento produttivo” redatto da Azienda sanitaria e Università su commissione del Comune. Una prima parte dello studio ha voluto tastare lo stato di salute intesa come completo benessere fisico, psichico e sociale. Tra ottobre 2015 e gennaio 2016 sono stati dunque testati circa 400 triestini di età compresa tra i 35 e i 69 anni. Otto intervistatori li hanno incontrati in sede più o meno istituzionali. Per metà erano abitanti di Servola, l’altra metà abitano in quello che è stato considerato un quartiere cittadino di dimensioni e caratetristiceh simili, ma lontano da fonti industriali ed è stato identificato il quartiere di Guardiella. I risultati sono stati illustrati da Pier Giorgio Gabassi docente di Psicologia della qualità e dalla collega Maria Lisa Garzitto. Per quanto riguarda la salute fisica non ci sono differenze sostanziali, se non per quanto concerne la qualità del sonno che rispetto a Servola, a Guardiella è migliore. Così, per quel che concerne invece la salute psicologica, parametri su livelli simili tranne che per la capacità di concentrazione peggiore sempre a Servola.
Le differenze più significative si concentrano nel paragrafo “Rapporti con l’ambiente” soprattutto alle voci “Percezione di salubrità ambientale” che è ok soltanto per il 21% dei servolani (che denunciano esistenza di polveri, odori cattivi, rumori molesti, brutture estetiche, ecc.) e “Soddisfazione per la propria abitazione”, scarsa a Servola. In entrambe le zone la valutazione sulla qualità della propria vita e sullo stato della propria salute è positiva. «Ci saremmo attesi una forbice più ampia nelle risposte tra i due rioni, la situazione non sembra poi così drammatica a Servola», ha commentato Gabassi. Anche se nelle considerazioni riassuntive viene rilevato come si dica soddisfatto del proprio rione il 73% della popolazione di Guardiella e soltanto il 44% di quella di Servola e gli abitanti di Guardiella che preferirebbero vivere altrove sono il 19%, mentre quelli di Servola sono il 41%. Il professor Ranieri Urbani ha poi illustrato i test sulle urine fatti per valutare l’effetto dell’ambiente sull’organismo umano mettendo in rilievo le misurazioni dei “biomarcatori” dello stress che provocano danni alla membrana delle cellule oppure al loro interno con conseguenze genetiche indotte dalle sostanze ossidanti che possono provocare perfino malattie degenerative tumorali.
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