Servola volta pagina e attende la rinascita: «Qui c’è bisogno di fiducia e investimenti»

TRIESTE Una rinascita. Una nuova vita, per il rione, che inizierà - auspicabilmente . fin dai prossimi mesi. È questo il pensiero più diffuso tra residenti ed esercenti di Servola nelle ore immediatamente successive alla chiusura dell’area a caldo della Ferriera. Un cambiamento epocale, atteso da molto tempo, che per molti è destinato a garantire una svolta decisa a tutta la zona.
«Abito qui fin da piccolo – racconta ad esempio Alessandro Radovini – e così anche i miei nonni, nella casa dove vivo ora con la mia famiglia. Il rapporto che ho con la Ferriera è di amore e odio. Ha dato lavoro a tante persone. Ricordo, quando ero bambino, i servolani impiegati all’interno: contenti, anche perché erano vicini a casa. E poi c’era il fascino di quell’imponente stabilimento, come ne erano ormai rimasti pochi. Ma non posso dimenticare l’inquinamento, la polvere nera sui balconi: un problema discusso e dibattutto senza sosta a Servola, soprattutto di recente.
Spero che questa chiusura porti a una rivalutazione del rione, ora degradato, ma che un tempo era pieno di gente, vivace, con tante attività. Molti hanno chiuso o se ne sono andati. Mi auguro che ci siano nuovi investimenti, che si torni all’atmosfera di allegria e “morbin” che un tempo caratterizzava questa parte della città». Sentimenti molto simili anche in Maria Luisa Bruna, titolare della farmacia: «Mi aspetto una ripopolazione del rione, è un “villaggio” bellissimo, dove l’inquinamento prima faceva paura. Penso che anche le tante casette presenti attireranno nuovi residenti. Alcune famiglie, negli ultimi tempi, sono già arrivate, forse proprio in prospettiva del cambiamento annunciato. Spero davvero che Servola riprenda la vita di una volta».
«L’antico rione si era spento proprio come è successo ora alla Ferriera», commenta a propria volta Marinella Pausin, parrucchiera: «Sono approdata qui nel 1996, conoscendolo precedentemente solo per il Carnevale, che già stava cambiando. In tutto questo tempo ho trovato nella mia clientela, spesso locale, un tesoro. Purtroppo la vita di Servola anno dopo anno è mutata. Ora mi auguro con il cuore che tutto rinasca, in una nuova e sincera primavera».
Ora, insomma, il rione attende nuova linfa, anche attraverso lavori da portare a termine e nuovi investimenti, alla luce delle tante chiusure registrate negli ultimi anni. Roberta Millini, presente con il suo negozio di abbigliamento, ricorda come ci siano già tanti progetti. «Che per ora hanno subito uno stop a causa del Covid-19, ma che a maggior ragione, visto il miglioramento della vita a livello ambientale che avremo, dovranno essere conclusi: il giardino dell’ex teatro, per ridare ai residenti l’opportunità di vivere il rione con diversi appuntamenti, come il Torneo di basket San Lorenzo o la Festa del Pane. D’obbligo poi anche un’area gioco per i bambini. Senza dimenticare la Scuola Biagio Marin, con il campo di atletica che deve essere reso fruibile di nuovo da parte dai ragazzi. Nel rione inoltre abbiamo tante scuole, il Museo dei Presepi e dei Trenini, il Carnevale, che quest’anno ha ripreso vigore, il mercatino alimentare in funzione da gennaio e tanto ancora. Oltre al miglioramento della qualità di vita, sul fronte della salute c’è l’auspicio che il Comune dia una svolta decisiva alle pratiche in sospeso. Abbiamo una marea di cose per ridare a Servola la sua vitalità».
Pensieri condivisi da molti residenti affezionati al rione, come ad esempio Luciana Turco: «Si tratta di una decisione epocale. Se da un lato per tanti anni questo gigante fatiscente è stato il sostentamento di numerose famiglie, dall’altro le polveri emesse hanno minato la salute, lasciando lungo la strada parecchie vittime. Un elogio va ai pochi titolari dei negozi e dei locali che con buona volontà forniscono i loro servizi nella zona, e un grazie va anche al presidente della circoscrizione Stefano Bernobich, sempre attento ai nostri bisogni, che ci fa sentire parte di una comunità che, speranzosa, vorrebbe ripartire. Qualità di vita migliore, dunque, ma deserto, finché qualcuno non si deciderà a investire in qualche attività commerciale. In pratica qui siamo in quarantena da qualche anno». «Ora si spera ci venga tolta la brutta nomea dell'inquinamento cittadino e che vi sia in futuro l’insediamento di piccole botteghe artigiane nel rione», aggiunge Sandra Godina. E sul mercato immobiliare arrivano già i primi annunci che propongo villette e appartamenti in zona, sottolineando proprio la chiusura dell’area a caldo.—
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