Sertubi, lavoratori con il fiato sospeso

Sindacati ricevuti in Regione, possibile domani la convocazione da Jindal sul futuro dell’azienda
Lasorte Trieste 10/09/12 - Sertubi, Presidio,
Lasorte Trieste 10/09/12 - Sertubi, Presidio,

Si apre una settimana forse decisiva per la Sertubi, l’azienda che produce tubi in ghisa e che sta per essere “spogliata” e trasferita in India. Questa mattina Cgil, Cisl e Uil incontreranno nella sede della Regione la presidente Debora Serracchiani, presenti tra gli altri il sindaco Roberto Cosolini e l’assessore regionale alle Attività produttive Sergio Bolzonello. I sindacati chiederanno un’iniziativa concreta per il mantenimento industriale dell’azienda a Trieste. Martedì poi - ma non c’è ancora la conferma ufficiale - i sindacati sono stati convocati da Jindal che dovrebbe comunicare le intenzioni per il futuro. Una situazione comunque molto difficile.

«Entro il 18 dicembre - afferma Michele Pepe, rsu di Fim Cisl - finisce la cassa integrazione straordinaria per altri 53 lavoratori ai quali si aggiungono gli 82 in mobilità da tempo, di cui alcuni hanno trovato un’occupazione momentanea. A fine anno perciò ci saranno 135 persone a casa senza lavoro. E anche per gli altri 75 dipendenti, tra operai e impiegati che ancora lavorano in azienda, il futuro è quanto mai incerto. Non permetteremo lo smembramento di Sertubi».

Jindal Saw, la società indiana che ha preso in affitto da Duferco per cinque anni, fino ad agosto 2016, lo stabilimento di via von Bruck declassandolo a centro di verniciatura e smistamento, ha già cominciato a smontare, per portarli in India, i tre macchinari che servono a creare i tubi, togliendo così di mezzo qualsiasi possibilità di ripresa della produzione in loco.

E proprio sullo smantellamento della fabbrica l’ex amministratore delegato dell’azienda indiana (dal 2010 al 2012) Leonardo Montesi con un tweet invita Jindal a restituire i soldi visto che sta trasferendo in India, i macchinari «pagati con soldi pubblici». Inoltre mette in guardia Matteo Renzi e la presidente Serracchiani: state attenti a Jindal, vogliono comprare Piombino ma intanto smontano Sertubi e si portano gli impianti in India. «Nessuno - commenta poi Montesi - aveva previsto, o solo accennato, dopo la firma dell’accordo nel dicembre 2012 con la cassa integrazione, che l’azienda potesse chiudere. Non c’erano le condizioni. L’azienda invece aveva bisogno di un rilancio industriale. C’erano tutte le condizioni».

Che gli indiani abbiano ricevuto al loro arrivo a Trieste, alla fine del 1999, un finanziamento dalla Regione per iniziare l’attività è risaputo ma poi, sottolinea Michele Pepe, «per quanto mi è stato detto» il prestito è stato restituito negli anni «con bassi interessi». «Fatto sta comunque - aggiunge Pepe - che la Jindal ha cominciato l’attività senza cacciare fuori un soldo e dopo pochi anni si apprestano ad abbandonare Trieste per trasferire tutto in India. Non lo permetteremo». (fe.vi.)

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