Serracchiani: «Se salta tutto l’alternativa è soltanto il voto»

La deputata dem: «Lavoreremo fino all’ultimo per evitare la crisi. Il Pd non vuole una maggioranza con i responsabili al posto di Iv» 
Serracchiani
Serracchiani

ROMA «Lavoreremo fino all’ultimo minuto utile per evitare la crisi di governo, ma il Pd non vorrebbe una maggioranza che si regga raccogliendo parlamentari tra Camera e Senato per sostituire IV». Debora Serracchiani nutre ancora un margine di ottimismo sul fatto che si possa risolvere l’intricata situazione che ha portato l’esecutivo Conte sull’orlo di una crisi politica. Ma l’esponente del Pd e presidente della commissione Lavoro della Camera dubita che ciò possa essere fatto con una pattuglia di responsabili e tanto meno con soluzioni improbabili.

Renzi
Renzi


Onorevole, se dovesse saltare tutto, se il premier dovesse andare al Senato e verificare che non ha più una maggioranza, quale strada si potrebbe aprire?

«Se salta tutto, se non riusciamo a rilanciare l’azione del governo, l’alternativa è il voto. Non vediamo maggioranze diverse da quella attuale, né potremmo aprire la strada alla destra sovranista».

Esclude un Conte ter? Oppure sarebbe meglio un governo tecnico? Renzi preferirebbe Draghi a Palazzo Chigi.

«Quando inneschi meccanismi complicati il rischio di scivolare verso il voto è alto e non ce lo possiamo permettere mentre parte il piano dei vaccini e dobbiamo essere credibili in Europa per realizzare il Recovery Plan. In ogni caso non possiamo rischiare ora una crisi al buio».

A proposito del Recovery Plan, la riformulazione del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri soddisfa il Pd? Pensa che potrà soddisfare Italia Viva?

«Deve essere chiaro che le modifiche rispetto al testo originario sono il risultato anche delle richieste del Pd. Noi abbiamo addirittura chiesto un patto di legislatura. Il Pd ha sempre domandato collegialità per dare indirizzi programmatici: maggiori fondi per il sociale, in particolare per servizi ai disabili e per l’integrazione socio-sanitaria cioè investimenti sulla sanità territoriale; più fondi sul lavoro, investendo sulle politiche attive per arrivare preparati a marzo quando scadrà il divieto di licenziamento. Abbiamo chiesto di rafforzare gli investimenti sulle politiche industriali, individuando in particolare le filiere di maggiore innovazione su cui il Paese vuole puntare nel futuro. E poi fondi sulla parità di genere. Vogliamo un grande piano di investimenti per l’occupazione femminile e per quella giovanile».

Renzi sta tirando troppo la corda? Siamo sul punto della rottura oppure alla fine di questa giornata, anche sulla base delle sue informazioni, pensa che ci possa essere un recupero all’ultimo miglio?

«Queste tensioni non fanno bene al governo e al Paese. Dobbiamo ricordarci tutti le parole del Presidente della Repubblica che ci ha richiamati alla necessità di essere costruttori».

Il Mef, con la riscrittura del Recovery Plan, vi ha soddisfatto?

«Buona parte delle nostre richieste sono state accolte. Ora si devono esprimere gli altri partiti. Arricchire il Recovery Plan era l’obiettivo di tutta la maggioranza».

Ma anche togliere un alibi a Renzi.

«L’aggiornamento del Recovery è un’occasione straordinaria per mettere in campo un nuovo modello di sviluppo. Non va strumentalizzato nel confronto politico».

Che cosa pensa dell’apertura di Conte anche sul rafforzamento della squadra di governo?

«Era il passo politico che avevamo chiesto, quello che attendevamo e che auspico conduca alla stabilità di cui il Paese ha bisogno. È un segnale anche al Movimento 5 Stelle. Per il Pd resta imprescindibile il rilancio dell’azione del governo. Da qui in avanti però non si può più sbandare».

Rimane il problema del Mes: i 5 Stelle puntano ancora i piedi. Anche prendere una parte di quei soldi per i grillini sarebbe una sconfitta.

«Il Pd si è sempre detto favorevole all’utilizzo del Mes: dobbiamo investire sulla sanità e in particolare, come ho già detto, rafforzare quella territoriale. Per cui auspichiamo che vengano trovate le risorse sufficienti. Il presidente del Consiglio Conte deve farsi carico di fare sintesi anche su questo nodo così importante». –


 

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