Serracchiani: «Riportate i Caduti in Russia a casa»
TRIESTE. Un appello accorato al governo, affinché dalla Russia giungano presto informazioni sulle ricerche in corso presso le fosse comuni di Kirov. È quello contenuto nella lettera inviata ieri da Debora Serracchiani al ministro della Difesa Roberta Pinotti, in cui la presidente della Regione Friuli Venezia Giulia chiede che si proceda in fretta per individuare e magari riportare a casa almeno qualcuno dei caduti italiani sotterrati, assieme a tedeschi e ungheresi, nella sepoltura rinvenuta a giugno nei pressi della città situata 800 km a nordest di Mosca: cinque fosse lungo i binari della Transiberiana e una stima da parte dei ricercatori del posto di 10-20mila di militari, catturati dai sovietici dopo il ribaltamento del fronte nell'inverno 1942-1943 e giunti morti a Kirov o deceduti di stenti nei suoi campi. Uno su dieci potrebbe essere un soldato italiano.
«Da presidente di questa Regione - scrive Serracchiani - sento la responsabilità di chiedere che il governo metta in campo tutte le azioni necessarie per portare l'opinione pubblica italiana a conoscenza dell'esito dei primi scavi, nella speranza che il ritrovamento possa dare la possibilità ad alcuni connazionali di conoscere almeno il luogo di sepoltura del proprio caro. Una richiesta che ritengo ancor più doverosa in quanto il Fvg ospita il Sacrario di Cargnacco», nelle cui cripte riposano i resti dei soldati italiani esumati in Russia. La presidente non elude il nodo della carenza di risorse a disposizione del Commissariato generale per le onoranze ai caduti (Onorcaduti): «Finanziare i lavori nella sepoltura di Kirov - sottolinea Serracchiani - è un passaggio ineludibile», tanto più che essi spettano agli Stati cui appartenevano i militari lì sepolti.
Secondo Serracchiani, il governo deve fare il possibile per reperire le risorse necessarie ad avviare la campagna di scavi che dovrebbe prendere il via nella primavera dell'anno prossimo, quando la neve invernale si sarà sciolta: «Mi viene riportato che centinaia siano le telefonate e le e-mail ricevute dal Museo di San Martino, dall'Unione nazionale italiana reduci di Russia e dall'Associazione nazionale alpini da parte dei congiunti dei dispersi dell'Armir. Tanto l'Unirr quanto l'Ana hanno chiesto al governo di poter avere quanto prima maggiori notizie. A questo appello aderisce anche la Regione - conclude Serracchiani - unita al resto della Nazione nel ricordo dei propri soldati: sono oltre 50mila i soldati dell'Armir mai tornati e fra questi si contano oltre 5mila friulani e almeno 1.300 triestini, istriani, fiumani e dalmati».
La risposta si fa attendere solo qualche ora e arriva per bocca del generale Rosario Aiosa, commissario generale di Onorcaduti: «Proprio oggi (ieri, ndr) abbiamo deliberato l'invio a Kirov di due ufficiali, fra cui il nostro responsabile della Direzione storico-statistica. Partiranno nelle prossime settimane per una ricognizione: bisogna agire prima che arrivi la neve». Aiosa spiega che «siamo in contatto continuo con Voennie Memorialy (organizzazione russa omologa di Onorcaduti, ndr), che ha ricevuto un preventivo per la determinazione dei confini delle sepolture da parte dell'associazione Dolg», di cui è membro Alexey Ivakin, il ricercatore che per primo ha dato notizie sul ritrovamento.
Aiosa teme tuttavia che i giovani volontari russi possano procedere in modo poco ortodosso: «Mi auguro che in questa fase venga toccato il meno possibile: un conto è fare gli scavi per stabilire i confini delle sepolture e le nazionalità dei soldati, altro è movimentare i resti umani e gli oggetti ritrovati».
Il generale non nasconde le difficoltà economiche di Onorcaduti, ma rassicura sull'impegno del governo: «La carenza di fondi ha fatto sì che dal 2010 il Commissariato non organizzi più proprie campagne autonome di ricerca dei caduti in Russia, ma in casi come questo il ministero della Difesa fa tutto il necessario. Quando sapremo di più, di concerto con gli altri Stati interessati, il ministero reperirà le risorse. Gli scavi veri cominceranno in primavera e vigileremo con la nostra presenza che tutto sia fatto secondo i crismi: prima capiamo se ci sono italiani e poi verifichiamo se sarà possibile procedere a qualche identificazione, che possa permetterci di rimpatriare le salme a Cargnacco. Per i corpi non identificati non si potrà invece che procedere con una sepoltura comune e apporre cippi in memoria dei caduti di tutte le nazioni». Sul tema interviene anche Laura Fasiolo (Pd), la senatrice che per prima ha segnalato la questione al ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, dopo essere stata informata dai responsabili del Gruppo Speleologico Carso: «Il governo saprà corrispondere alle aspettative, confermando l'impegno che mi è stato personalmente manifestato con tempismo e senso di responsabilità».
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