Serracchiani: «Grillo non fa paura, il Pd può ambire al 40%»

La governatrice e vicesegretaria nazionale attacca l’ex comico: «La sua presenza in tv ha sancito la trasformazione del M5S in partito»

TRIESTE. Il limbo dei sondaggi pre-elettorale è l'arena in cui i contendenti politici sferrano i colpi più duri. Debora Serracchiani tiene fede al suo ruolo di vicesegretario Pd, oltre che presidente del Fvg, e da brava scudiera prende posto al fianco di Matteo Renzi nella disfida con Beppe Grillo. Forse il primo duello nella politica italiana degli ultimi vent'anni in cui in prima linea (quasi) non compare un Cavaliere. Ieri Serracchiani ha sparato a zero sul sempre più strabordante Grillo intervenendo a Rainews24 e in un'intervista al Mattino. Da quando ha accettato di andare in tv, ha spiegato Serracchiani, il capo dei 5 Stelle ha sancito la riduzione del suo movimento allo status di partito «come tutti gli altri»: «In questa “normalizzazione” di Grillo con la presenza in tv acclariamo che sta con tutti e due i piedi nel Palazzo, fa parte della politica e non può dichiararsi antipolitica». «Grillo - ha proseguito - è diventato un politico a tutti gli effetti. Evidentemente i 5 Stelle ritengono che non siano sufficienti le piazze, un po' di paura li ha fatti pensare. È un passaggio che li normalizza a tal punto - ha concluso - che possiamo dire che M5S fa politica».

La vicesegretaria del Pd ha poi accusato i 5 Stelle di aver poche chance di influire in qualche modo sul lavoro dell'europarlamento: «Alle europee - ha affermato - scontiamo questa idea, molto italiana, di contrarietà all'Europa. Il M5S andrà nel gruppo dei non iscritti all'Europarlamento, che contano molto poco se non zero. Bisogna dire anche quello, perché i cittadini sono convinti di mandare al parlamento europeo gente che lo apre come una scatoletta di tonno. Bene, in un anno - ha concluso - non hanno aperto neanche quello italiano». Serracchiani pensa invece che una percentuale addirittura del 40% sia alla portata del Pd. Insomma, secondo la presidente, nello scontro tra i due, Grillo è quello che «arriva tardi, le cose che dice forse le poteva dire prima dell'arrivo di Renzi. L'iniziativa e il cambiamento vero stanno da questa parte». «Renzi ha dimostrato - ha proseguito - di agire per il cambiamento, sia nel partito sia nelle iniziative come quella dell'abolizione delle Province e del taglio agli stipendi dei manager. Il governo ha mostrato di agire per cambiare; lo fa da troppo poco tempo ma la gente lo potrà capire».

Serracchiani ha citato i celebri 80 euro, il taglio dell'Irap per le imprese, il decreto lavoro come punti di merito del governo. «A fare il sorpasso - ha concluso - possiamo essere solo noi, visto che loro alle Politiche sono stati il primo partito. E io sono ottimista. Non solo: il Pd è pronto a conseguire un risultato importante anche al Sud, laddove sappiamo che si gioca una partita fondamentale per i fondi strutturali, affinché siano sempre di più volano di sviluppo». Elezioni anticipate? Non se ne parla: «Il governo sta lavorando a riforme di lungo respiro, per cui l'obiettivo è la scadenza del 2018».

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