Serracchiani gioca la carta del voto “rosa”

L’appello dal teatro di Udine: «Sceglietemi anche perchè sono donna». Bolzonello, Honsell e Cosolini “guest star” sul palco
Di Marco Ballico
Udine 23 Marzo 2013. Convention Debora Serracchiani. Telefoto copyright Petrussi Foto Press / Diego Petrussi
Udine 23 Marzo 2013. Convention Debora Serracchiani. Telefoto copyright Petrussi Foto Press / Diego Petrussi

TRIESTE. «Votatemi anche perché sono donna». È la prima volta che Debora Serracchiani lo dice. Un’arma emozionale per scuotere l’elettorale. Perché votare una donna «è una sfida culturale». E, se è pure giovane, «la sfida vale doppio». Applausi come quando, su un palco trasformato in “one woman show”, la candidata del centrosinistra annuncia il 3% delle risorse a ricerca, università, innovazione e formazione, risponde per le rime a Renzo Tondo che cita spesso la sua romanità («un insulto agli emigranti regionali»), accusa il centrodestra «di non saper più sognare» e assicura che «noi siamo il futuro di questa regione».

Finale per i cuori dopo un discorso per le teste. Cinque riforme da avviare subito dopo il voto, entro il primo anno di legislatura, se il voto dirà che tocca alla prima donna nella storia presidente Fvg. Cinque riforme sintetizzate in titoli da opuscolo elettorale: “lavoro prima di tutto”, “alleggerire la Regione”, “consumo del territorio zero”, “investire sul futuro”, “stare bene, stare in salute”. Il format è diverso dal solito. A un mese dalle regionali il Pd lancia la sfida a Tondo, e a Galluccio, in teatro. Con tanto di attore (Alessandro Mizzi) che strappa i primi applausi a un Giovanni da Udine riempito di dirigenti, candidati e simpatizzanti: «Scusate, sono triestino».

Cinque poltrone (rosse) sul palco, un tavolino, una brocca d’acqua, due bicchieri di carta. Sullo sfondo i cinguettii di Twitter #debora 2013. Scenario minimalista per “Torniamo ad essere speciali”, il primo giorno, come sintetizza Furio Honsell, del «tutti per Debora». Ed è proprio il sindaco di Udine a introdurre, con il collaudato repertorio di supporto alla candidata e di critiche al governo Tondo - dal patto di stabilità al “primato mondiale” delle leggi impugnate, dalle riforme “naufragate” al votaccio in innovazione -, i cinque ospiti (ecco le poltrone): il candidato alla Provincia di Udine Andrea Simone Lerussi, che la Provincia la vuole però chiudere, il sindacalista Ezio Medeot (Cgil), che spera invece nell’azzeramento della «finta riforma sanitaria» di Tondo e chiede il ripescaggio del reddito di cittadinanza, l’assessore udinese Mariagrazia Santoro.

E poi il sindaco di Trieste Roberto Cosolini, preoccupato anche lui dei vincoli rigidissimi del patto di stabilità: «Sono convinto che assieme a Honsell andremo da Debora a rompere le scatole perché si ridiano senso e dignità alla Regione». E poi l’ex sindaco di Pordenone (l’applausometro dice che è il più gradito di tutti con Cosolini a ruota grazie a una storiella, divertente, in dialetto triestino). «La madre di tutte le riforme? La sburocratizzazione», dice Bolzonello.

Cinque minuti ciascuno prima dell’intervento clou, il senso della giornata, la presentazione del programma. La novità è quel 3% a settori della società tanto cari alla coalizione. La certezza è che la parola d’ordine è il lavoro (ma Angela Brandi ribatte via comunicato che Serracchiani «non conosce gli interventi della legislatura»). Il mezzo è la leva fiscale, «ma toglieremo l’Irap alle università, non certo alle banche». Il “babau” è la riforma sanitaria Tondo «da azzerare e sostituire con un reale sostegno alle strutture territoriali». La proposta secca è il taglio dei 10 euro di ticket per le prestazioni e il ripristino di un centro per gli acquisti e la logistica sanitaria. In agenda anche più posti negli asili nido. E la doppia preferenza di genere sulla scheda elettorale. E meno posti nei cda. E un terzo, non meno, con le donne ad amministrare. Tanta carne al fuoco «perché è un programma riassunto di 700 pagine di approfondimenti, l’inizio del cambiamento, una visione almeno quindicennale, non il contingente». Serracchiani snocciola le cifre all’ingiù su occupazione ed export e ripropone le certezze sulle terza corsia: «Va fatta, ma non così. Non pagandocela noi». Gli attacchi a Tondo? Dalla crisi «non affrontata» alla pesca «dimenticata» detto, sempre ieri, a Grado.

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