Serracchiani: «Esperti nazionali per la Ferriera»

«Pronti a firmare un accordo con l’Istituto superiore di sanità. Ma grazie ad Arvedi la Ferriera oggi inquina meno del passato»

TRIESTE. Assicura di comprendere davvero la diffidenza e le paure degli abitanti di Servola, esasperati da decenni di promesse e immobilismo. Rivendica però i risultati ottenuti negli ultimi 18 mesi sul fronte della riduzione dell’inquinamento.

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Lasorte Trieste 01/02/13 Ferriera di Servola

E annuncia un ulteriore impegno per vigilare sulla salute dei cittadini con il coinvolgimento del più accreditato organismo italiano in materia, l’Istituto superiore di sanità. Debora Serracchiani, governatrice e commissario straordinario per la Ferriera e l’attuazione degli interventi nell’area di crisi complessa di Trieste, manda in campo insomma i “big” del settore sanitario.

E lo fa per dimostrare ancora una volta la determinazione con cui la Regione punta ad affrontare, e vincere, quella che lei definisce la «grande sfida», e cioè la possibilità di tenere insieme risanamento ambientale e continuazione dell’attività industriale. Quella stessa attività che, appena pochi giorni fa, Giovanni Arvedi ha minacciato di interrompere.

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Presidente, Arvedi ha lanciato un autentico ultimatum alla città: o cambia il clima ostile attorno alla Ferriera, o lo stabilimento rischia di chiudere.

Sono molto preoccupata dalle posizioni espresse dal Cavaliere, che so essere serie e sincere. Allo stesso tempo, però, non mi faccio condizionare da nessuno. Affronterò Arvedi, come già accaduto in passato, e gli dimostrerò che noi, come lui, stiamo lavorando per raggiungere un obiettivo alto: tutelare salute e lavoro.

C’è però chi, come Roberto Dipiazza, ha un altro obiettivo dichiarato: chiudere per sempre gli impianti.

Io credo che il sindaco Dipiazza viva, anche per motivi elettorali, una contrapposizione costante con questo tema. Invece sapere che esiste una Ferriera che rispetta le regole, che in questo momento non inquina e che dà lavoro a quasi 600 persone, un numero peraltro destinato rapidamente a salire, non dovrebbe essere una sconfitta per lui.

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Foto BRUNI 13.01.17 Servola:operai della Ferriera

Comune e comitati dei “contras” contestano però l’affermazione secondo cui la Ferriera non inquina e imputano a Siderurgica Triestina il mancato rispetto delle prescrizioni ambientali.

I progressi ottenuti nell’ultimo anno e mezzo sul fronte della riduzione dell’impatto ambientale sono inequivocabili e certificati dai costanti monitoraggi dell’Arpa che, vorrei ricordarlo, è l’unico soggetto autorizzato dalla legge ad eseguire i controlli.

Qualcuno, però, considera l’Arpa troppo “vicina” alla politica.

Stiamo parlando di un soggetto autonomo, responsabile e indipendente dall’amministrazione regionale. Peraltro noi abbiamo individuato i vertici con avviso pubblico ed esame dei curricula. E l’attuale numero uno dell’Agenzia, Luca Marchesi, ha dei precedenti professionali talmente inattaccabili da essere stato scelto come presidente di tutte le Arpa regionali.

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Lasorte Trieste 20/02/16 - Ferriera di Servola, Arvedi

Ma cosa dicono, in concreto, questi dati dell’Arpa?

Dicono, solo per fare qualche esempio, che i valori di benzo(a)pirene sono oggi sette volte inferiori rispetto a quelli rilevati nel 2010. E provano altrettanto inconfutabili progressi a livello di emissioni e sforamenti nelle concentrazioni medie di Polveri sottili. Rispetto al passato, quando cioè la produzione era ferma o comunque sensibilmente inferiore, la Ferriera oggi inquina molto meno.

E le critiche di scarsa trasparenza dei dati dell’Arpa mosse da più parti?

Ecco, queste proprio non le capisco. Per la prima volta nella storia della Ferriera chiunque può trovare online, direttamente sul sito arpa.fvg.it, tutti i dati di carattere ambientale, mentre sul sito della Regione c’è la sezione relativa alla struttura commissariale, in cui sono inseriti tutti gli interventi legati all’attuazione dell’accordo di programma. Se c’è un rilievo quindi che davvero non può essere mosso a questa amministrazione, è quello dell’assenza di trasparenza. Detto questo, c’è un altro discorso da fare.

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E cioè?

Dire che i dati sono in miglioramento, e come abbiamo visto lo sono, non significa sostenere che a Servola vada tutto bene. Tutt’altro. Io capisco la diffidenza che provano gli abitanti di Servola: hanno tutte le ragioni del mondo per essere così preoccupati. Ce le hanno perché per decenni nessuno ha fatto nulla all’interno della Ferriera che, lo ricordo, esiste dal 1897.

Negli anni passati - anche quando al governo della città c’era l’attuale amministrazione comunale - non sono state trovate soluzioni né per la salute dei residenti né per le condizioni di lavoro degli operai. Capisco quindi che le persone non siano ancora contente.

Non potranno esserlo del tutto fino a quando non avremo portato a termine il percorso delineato dall’articolo 252 bis del Testo unico ambientale. Articolo che delinea la grande sfida che in tutto il Paese solo noi, qui a Trieste, abbiamo accettato di affrontare: fare risanamento ambientale e contemporaneamente continuare la produzione industriale. E per riuscirci sono serviti tre fattori.

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Quali?

Ottenere il riconoscimento per Trieste dello status di crisi industriale complessa chiesto dall’amministrazione Tondo e ottenuto poi da noi. Riuscire, grazie a questo riconoscimento, ad avviare l’accordo di programma. E infine trovare l’industriale, Arvedi appunto, pronto ad investire in questo progetto d’intesa con la parte pubblica. Se non ci fosse stato questo mix di fattori, oggi ci troveremmo di fronte all’ennesimo sito inquinato lasciato a se stesso, in cui nessuno investe un euro e che quindi inquina molto di più.

Di lavoro da fare, però, ne resta ancora molto.

Certamente. Nessuno ha la bacchetta magica e pretende di risolvere problemi tanto profondi in pochi mesi. Gli strumenti che abbiamo a disposizione - a partire dalla novità dell’Aia aperta, che consente di modificare e rivedere le prescrizioni ogni volta che accade qualcosa - e l’impegno dell’azienda hanno permesso però di realizzare buona parte degli interventi previsti. Resta da centrare a breve un altro risultato importante.

Quale?

Occorre imparare a gestire correttamente l’impianto e trovare l’equilibrio che consenta, in prospettiva, di evitare sbuffi, nuvole rossastre e tutte le altre anomalie che registriamo in questa fase. E che peraltro fanno sempre scattare l’intervento dell’Arpa, come previsto dall’Aia aperta.

Proprio la frequenza delle anomalie crea apprensione tra i residenti.

Da parte nostra non c’è alcuna sottovalutazione delle percezioni dei cittadini. Teniamo in massima considerazione le loro preoccupazioni, specie per un tema cruciale come quello della salute. Proprio per questo abbiamo avviato un progetto che chiama in causa l’Istituto Superiore di Sanità, vale a dire il massimo organismo pubblico in materia di salute.

Cosa prevede il progetto?

Puntiamo a sottoscrivere in tempi brevi un accordo quadro di programma per offrire ai cittadini e ai lavoratori la possibilità di accedere ad una serie di metodiche tra le più tecnologicamente avanzate per lo studio dell’impatto ambientale, oltre ad attività di coordinamento e raccolta dati di carattere scientifico.

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Lasorte Trieste 11/02/16 - Ferriera di Servola, Arvedi

Fin qui il tema fondamentale della salute. Ma in ballo, come detto, ci sono anche i posti di lavoro.

I dipendenti di Siderurgica Triestina oggi sono 540. In futuro, una volta completati gli interventi previsti (dal laminatoio a freddo alla parte della logistica), dovrebbero salire a 650. E a loro si aggiungono quasi 100 lavoratori dell’indotto. Bene, sa quanto spende oggi l’azienda per i loro stipendi?

Ventitrè milioni di euro lordi. Una cifra che poi “ritorna” sul territorio visto che le famiglie degli operai vivono e spendono in città. Siamo sicuri di poterci permettere di perdere una simile ricchezza che va poi sommata alla ragguardevole cifra di 1,5 milioni di tasse pagate da Arvedi su questo territorio? Io non credo. Così come non credo a certe cose che ho sentito in giro.

Quali?

Ho sentito dire che i 650 operai della Ferriera e dell’indotto dello stabilimento sarebbero facilmente riassorbibili: nell’amministrazione pubblica, nelle pizzerie e nei negozi. Ricordiamoci tra l’altro che stiamo parlando di operai che lavorano in Ferriera e hanno una formazione importante sulla quale bisogna continuare a lavorare. Ma, a prescindere da questo, se a Trieste si contano oggi settemila lavoratori disoccupati ed è così facile reimpiegarne 650 “nuovi”, beh, allora direi intanto di partire da quei settemila.
 

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