Serbia, i vescovi ortodossi negano l’invito al Papa
Nel 2013 a Nis le celebrazioni per i 1.700 anni della Chiesa locale ma la preghiera di Benedetto XVI sulla tomba di Stepinac irrita i capi del clero
BELGRADO. La visita del Papa a Zagabria è all’origine di un serio conflitto tra cattolici e ortodossi. Pomo della discordia, la preghiera di Ratzinger sulla tomba di Alojzije Stepinac, il cardinale croato accusato da molti storici di collaborazionismo con il regime ustascia. Per il Vaticano, Stepinac è stato però solo un «difensore degli ebrei, degli ortodossi e di tutti i perseguitati». Ferme parole di difesa che sono giunte alle orecchie del Patriarcato di Belgrado, irritandolo non poco.
L’Assemblea dei vescovi ortodossi, che sta preparando le celebrazioni per i 1.700 anni dall'Editto di Milano, in programma nel 2013 a Nis, ha così cassato l’idea d’invitare Benedetto XVI al solenne incontro. «Il Papa avrebbe potuto ricevere l'invito se avesse visitato l’ex campo di concentramento di Jasenovac, onorando i circa 700mila serbi e i quasi 100mila ebrei e rom uccisi» ha spiegato un anonimo vescovo ortodosso all’agenzia serba Tanjug. «Ciò non è avvenuto, mentre ha onorato Stepinac. L'invito al Papa dovrà attendere ancora» ha aggiunto laconicamente. Insomma, niente primo storico viaggio di un Papa cattolico in Serbia. «Non c’è ancora un comunicato ufficiale della Chiesa ortodossa serba, può essere che l’invito parta nei prossimi mesi. Il rifiuto non è definitivo ma se così fosse sarebbe un peccato. Il patriarca serbo Irinej è una persona aperta e molto orientata verso l’ecumenismo, ma non può prendere decisioni senza l’approvazione del Sacro sinodo e dell’Assemblea dei vescovi» spiega Nikola Knezevic, presidente del Centro per gli studi religiosi interdisciplinari di Novi Sad. «L’invito al Papa a Nis sarebbe un evento culturalmente e spiritualmente storico – aggiunge –, senza menzionare le implicazioni politiche relative all’integrazione Ue della Serbia. Rappresenterebbe un’importante apertura nelle relazioni con la Chiesa cattolica e il Vaticano. Un grande evento per la minoranza cattolica, specie quella della Vojvodina e una prova delle buone relazioni tra le due Chiese, in miglioramento nell’ultimo decennio». Possibile che siano state solo le lodi a Stepinac ad aver provocato la rottura? «È un tema importante per il nostro popolo. Gran parte degli storici serbi vede Stepinac come collaborazionista degli ustascia, non un difensore di ebrei e serbi come viene descritto dagli omologhi croati. Pio XII e la Chiesa croata non si sono mai ufficialmente opposti al regime nazista durante la guerra. Stepinac era informato sulle atrocità compiute a Jasenovac e fece poco per fermarle. La Chiesa cattolica non ha mai chiesto scusa per Jasenovac, mentre Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno visitato la tomba di Stepinac. Il Vaticano deve essere più trasparente su questi temi, ma anche la posizione della Chiesa ortodossa deve essere più flessibile».
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