Serbia, dopo il trionfo alle urne Vučić si divide fra Russia e Usa

Dal sostegno di Mosca al dialogo con Pristina auspicato da Trump. Ma l’Ue resta l’obiettivo strategico
Serbia\'s President Aleksandar Vucic, addresses the media outside a polling station, in Belgrade, Serbia, Sunday, June 21, 2020. Serbia\'s ruling populists are set to tighten their hold on power in a Sunday parliamentary election held amid concerns over the spread of the coronavirus in the Balkan country and a partial boycott by the opposition. (AP Photo/Darko Vojinovic)
Serbia\'s President Aleksandar Vucic, addresses the media outside a polling station, in Belgrade, Serbia, Sunday, June 21, 2020. Serbia\'s ruling populists are set to tighten their hold on power in a Sunday parliamentary election held amid concerns over the spread of the coronavirus in the Balkan country and a partial boycott by the opposition. (AP Photo/Darko Vojinovic)

BELGRADO Trionfatore l’altra notte alle urne, tra polemiche e controversie. E ora “costretto” a scendere subito in campo, da vero uomo solo al comando, per marcare il terreno, spiegare dove va la sua Serbia. E gestire delicatissimi nuovi negoziati sul nodo Kosovo. Un nodo che va sciolto una volte per tutte per raggiungere un accordo di “pacificazione” tra Belgrado e Pristina - da anni conflittuali dopo l’indipendenza auto-dichiarata dal Kosovo nel 2008 - spianando così la strada all’ingresso della Serbia nella Ue, che resta un obiettivo strategico.

È questo il destino che attende il presidente serbo Aleksandar Vučić, dominatore – con il suo Partito progressista (Sns) – delle elezioni parlamentari di domenica nel Paese balcanico. Un dominio confermato ieri dai risultati ufficiali con l’Sns al 61,3%, i socialisti già al governo al 10,3%, il movimento Spas dell’ex campione di pallanuoto Spasić al 3,7%, e tutti gli altri fuori dal parlamento.

Vučić è in procinto di diventare sempre più protagonista non solo sulla scena interna, su cui ormai ha una posizione egemone, ma anche su quella internazionale. Lo conferma la sua fittissima agenda, come sempre da Giano Bifronte. Già Ieri, Vučić aveva infatti in programma un vertice a quattr’occhi con il neo-inviato speciale dell’Unione europea per il dialogo tra Serbia e Kosovo, Miroslav Lajcak, giunto da Pristina dove ha cercato di riannodare i fili negoziali sospesi ormai da più di un anno. Finalità era quella di «normalizzare le relazioni» tra Pristina e Belgrado, ha anticipato Lajcak, mentre Bruxelles ha chiesto sempre ieri a Belgrado «pieno impegno» nel dialogo facilitato dalla Ue. «Saranno giorni e settimane difficili, in particolare per quanto riguarda il Kosovo», ha confermato lo stesso Vučić, che peraltro non ha svelato se ha in mente qualche nuova soluzione estemporanea sulla questione Kosovo. Ma intanto il presidente e i suoi hanno già ricevuto anche un beneplacito di Bruxelles, che per bocca del commissario Ue all’Allargamento, Oliver Varhelyi, ha definito il trionfo elettorale dell’Sns «un importante giorno per la Serbia», malgrado il boicottaggio delle opposizioni e un Parlamento soggiogato dall’Sns e dagli alleati socialisti di Vučić.

Belgrado però continua a guardare anche a oriente, al suo storico, forte alleato, la Russia. Vučić, ex ultranazionalista già ministro dell’Informazione ai tempi di Milosević, poi riciclatosi come conservatore – solo un autocrate secondo le opposizioni - dovrebbe volare già domani a Mosca, per incassare un rinnovato sostegno alle posizioni serbe sul Kosovo. Appoggio che era già stato riaffermato, la settimana scorsa, dal ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, in visita a Belgrado. Mosca «sosterrà in ogni modo gli interessi della Serbia», ha assicurato Lavrov. Sono parole che giocano a favore di Vučić in vista del terzo appuntamento-chiave dei prossimi giorni, in programma il 27 giugno, alla Casa Bianca: un vertice sponsorizzato dallo stesso Donald Trump per convincere Vučić e il suo omologo kosovaro Thaci a dialogare. Malgrado le voci circolate, il tema del riconoscimento del Kosovo «non sarà sul tavolo», ha chiarito Vučić.

Ma mentre sarà all’estero a discutere del futuro della Serbia, il presidente dovrà seguire con la coda dell’occhio anche le polemiche post-voto in patria, che difficilmente scemeranno. Lo confermano le posizioni dell’Alleanza per la Serbia, coalizione di opposizione che ha boicottato il voto e, dopo le percentuali bulgare ottenute dall’Sns, ha parlato di «elezioni finte». Vučić ha «distrutto la vita politica serba», ha attaccato anche l’ex presidente Tadić. «Come la Bielorussia», ha rincarato l’analista Aleksandar Popov. Duri giudizi sono stati espressi anche da analisti stranieri, come Florian Bieber. «Non esiste Parlamento in Europa dove un partito domina in questa misura», ha detto il politologo, mentre l’esperto di Balcani Eric Gordy ha fatto trapelare un certa malizia: dopo il trionfo e l’annichilimento dell’opposizione, Vučić «dovrà prendersi la responsabilità di tutte le sue mosse», in particolare sul Kosovo, questione cruciale nei prossimi mesi. —


 

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