Serbia, a Novi Sad un artista trasforma i kalashnikov in strumenti musicali

Nikola Macura, 42 anni, crea una nuova funzione per le armi da guerra. Il suo progetto si intitola “Dal rumore al suono” e prevede anche la nascita di un’orchestra 

TRIESTE C’è chi le ha usate nelle guerre fratricide. Chi ancora oggi le custodisce gelosamente in casa, a proprio rischio e pericolo – e sono tantissimi. E c’è anche chi, i governi dell’area, ne ha acquistate sempre di più negli ultimi anni, per modernizzare i propri eserciti. Ma nel cuore dei Balcani, regione con un’altissima e preoccupante densità di armi d’ogni tipo, c’è pure chi quei mezzi d’offesa carichi di luttuose memorie vuole trasformare in oggetti d’arte. Anzi, in strumenti musicali.



Il suo nome è Nikola Macura, artista serbo di Novi Sad, 42 anni, un nome che sta acquistando sempre maggior fama nella regione e oltre. La cosa non sorprende. Macura, infatti, ha avuto l’idea di raccogliere vecchie armi da guerra e altri oggetti del mondo militare, modificandoli, colorandoli e dando a essi nuova vita una volta trasformati in chitarre, violini, strumenti a percussione. Quando ne avrà abbastanza, li affiderà a un’orchestra di nuova formazione, da spedire in giro nella regione a far crepitii e rimbombi, come accadeva pochi decenni fa, ma note musicali. «Parliamo di un progetto – spiega Macura – che è legato all’area in cui vivo e in cui sono cresciuto e per questo ho scelto qualcosa che fosse tipico di questi posti». E le armi, «purtroppo, lo sono». Armi che «non sono solo un’ispirazione, ma diventano arte impegnata socialmente», illustra Macura. Arte che è necessaria «soprattutto oggi. Si tratta di un linguaggio visuale che si mescola alla musica e gli oggetti» al centro di questa forma artistica «assumono un significato», spiega, aggiungendo che si tratta di fatto di una «reinterpretazione» artistica dei recenti conflitti balcanici.



E poi c’è la polemica con la Serbia moderna – ma lo stesso discorso vale per la Croazia e per tutti i Paesi che sono da tempo sulla strada del riarmo. «Sono molto critico, parliamo tutti di pace e ci dicono che è tutto a posto, ma compriamo armi. La guerra si è fermata per un po’, ma in realtà siamo ancora in conflitto con i nostri vicini, non va bene», aggiunge. Conflitti futuri che sperabilmente non diventeranno realtà, ma in ogni caso non potranno contare sulle bocche da fuoco “trasformate” da Macura in arte pop. E le metamorfosi sono singolari: un kalashnikov trasformato in una sorta di “gusla” (chitarra tipica dei Balcani, ndr.) viola, un lanciagranate in xilofono, un’altra arma da guerra in violoncello, un elmetto verdolino destinato ad abbellire e a rendere più potente il suono di un flauto, un violino e così via. Il suo sogno, quello di mettere le mani su un carro armato da riconvertire in un enorme tamburo. L’obiettivo è quello di «ridisegnare il suono di questi oggetti, da qui il nome del progetto “Dal rumore al suono”». Progetto che avrà il suo acme, un giorno, con una inedita tournée musicale tra gli “ex nemici”, nei Balcani e oltre, affidata a un’«orchestra itinerante».

Le armi, l’artista le recupera un po’ in tutti i modi. E non è cosa difficile, nei Balcani. «Si possono comprare in maniera ufficiale in alcuni luoghi deputati », come vecchi depositi e discariche specializzate in Serbia. Ma un’altra via è quella di «acquistare dalle persone, tantissime conservano in casa oggetti militari», residuati bellici di guerre recenti o meno. L’ispirazione risale ai bui Anni Novanta. «Quando ero più giovane – ricorda – vivevo vicino alla frontiera croata e a quel punto tante persone tornavano dalla guerra con le armi e l’area ne era piena. Qualcuno usava gli elmetti per farne fioriere, una situazione irreale». Non molto è cambiato, oggi. Secondo dati dello Small Arms Survey, Montenegro (quasi 240mila armi su 600mila abitanti), Serbia (2,8 milioni su sette milioni di abitanti), Bosnia (1,1 milioni su tre milioni di residenti), ma anche Macedonia e Kosovo rimangono saldamente nella top-25 dei Paesi con più persone in possesso, in modo regolare o meno, di armi. E pure i governi della regione non scherzano. Belgrado, ad esempio, nel 2019 ha investito più di un miliardo di euro nella modernizzazione dell’esercito (+43% in un anno), mentre Zagabria mira a riservare 1,2 miliardi all’anno nel budget della difesa entro il 2024. —

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