Sequestro in Costiera, per il giudice prove “schiaccianti”
TRIESTE “Vi è prova certa dei fatti di reato”. Lo scrive il gip Giorgio Nicoli nell’atto di convalida del sequestro disposto sul terreno che circonda la villa in Costiera su cui sono scattate le indagini per abuso edilizio. Si tratta della villa al civico 196, la “ex Ostuni”, che si trova nei pressi del ristorante “Tenda rossa”. È una casa in riva al mare con annesso porticciolo, ora di proprietà della cinquantacinquenne russa Galina Lazareva. Sul caso sta indagando il pm Federico Frezza.
La Polizia locale ha accertato che la strada di collegamento tra la Costiera e l’abitazione è stata costruita durante i lavori di ristrutturazione della villa e del porticciolo, ma senza alcuna autorizzazione: è un percorso in sterrato largo circa 4,5 metri, a tornanti, che scende verso la spiaggia. Stesso discorso per i dieci muri di contenimento eretti ai lati: hanno lunghezze che variano dai sette ai 43 metri, con un’altezza da 1,70 a 4,20 metri. Pure questi sarebbero stati edificati senza i permessi necessari. L’area, vista la sua bellezza e la sua posizione, è sottoposta a rigidi vincoli paesaggistici.
Gli inquirenti sono convinti che l’opera rappresenti un vero e proprio accesso all’abitazione in riva al mare e non un semplice “passaggio provvisorio” per il cantiere. Per costruire i muri e la stradina è stata abbattuta la vegetazione e asportato il terreno. Un vero e proprio deturpamento: è questa l’accusa mossa dal pm Frezza.
Una contestazione che il gip Nicoli ha accolto. Il giudice, nel documento di convalida, ritiene infatti che sussistano elementi indiziari validi. “Vi è prova certa dei fatti di reato”, annota il giudice, evidenziando come soltanto il sequestro preventivo possa fermare l’illecito in corso. Il giudice ha decretato anche il divieto di accesso all’intera area.
Il pm Frezza ha iscritto nel registro degli indagati sette persone. Oltre a Lazareva, proprietaria dell’immobile e committente dell’opera, figura il titolare della ditta esecutrice dei lavori, il trentasettenne Faruk Kormakoski, residente a Trieste. Così il direttore dei lavori, il cinquantottenne triestino Alessandro Zerbo. E, ancora, la cinquantunenne russa Elena Nikiforova, legale rappresentante della società “Avolare srl”, delegata dal committente, nonché il sessantacinquenne Giuseppe D’Ambra, socio della ditta e incaricato dei lavori. Nell’inchiesta risulta coinvolto anche il trentanovenne Pietro Micucci, residente a Trieste, titolare dell’impresa “Pef costruzioni”, esecutrice della strada sterrata. E, infine, c’è il quarantasettenne triestino Guido Prizzon, titolare dell’omonima società, anch’essa esecutrice della strada.
«Il percorso sterrato che abbiamo costruito è funzionale al cantiere della villa. Altrimenti l’unico accesso possibile per il trasporto del materiale, necessario ai lavori nell’abitazione e nel porticciolo, è il mare», afferma D’Ambra. «È una strada cantierabile – aggiunge – che serve a terminare i lavori in corso. Il trasporto dei materiali via mare costa molto. Quando sarà concluso l’intervento di ristrutturazione rimuoveremo tutto».
Ma sarà possibile ripristinare l’ambiente e il paesaggio così come si presentava in precedenza? «Pianteremo ulivi e renderemo il terreno agricolo», ribatte D’Ambra: «Ci saranno centinaia di essenze arboree così come si vedevano decenni fa».
L’imprenditore precisa che i percorsi cantierabili «sono previsti da una normativa regionale», sottolinea: «Ci risulta strano che, nonostante la legge lo consenta, l’area sia stata sequestrata. Non è una strada di collegamento alla villa, ripeto, questo lo smentiamo categoricamente. Ma serve a concludere i lavori che sono in corso».—
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