Sequestro in Costiera, il progetto dell’hotel
TRIESTE Non una semplice ristrutturazione ma un vero e proprio raddoppio della villa esistente, con l’intenzione di farne una grande struttura alberghiera sul mare. E con tanto di porticciolo privato. Ecco cosa ha in serbo la cinquantacinquenne Galina Lazareva, da quanto risulta figlia di un magnate russo, che ha acquistato la “ex Ostuni” in Costiera. È la costruzione al civico 196 che si trova nei pressi del ristorante “Tenda rossa” e che di recente è finita nel mirino della magistratura per un maxi abuso edilizio. Un mese fa il pubblico ministero Federico Frezza aveva disposto il sequestro del terreno che circonda l’immobile, dopo le indagini della Polizia locale. Dagli accertamenti della municipale era stato scoperto che la nuova strada di collegamento tra la Costiera e la villa, dunque praticamente in prossimità della riva, era stata realizzata senza alcuna autorizzazione. Si tratta di un percorso in sterrato largo circa 4,5 metri, a tornanti, che scende verso la spiaggia, attorniato da una decina di muri di contenimento eretti ai lati con lunghezze che variano dai 7 ai 43 metri e un’altezza da 1,70 a 4,20 metri. Un’opera che ha reso necessari l’abbattimento della vegetazione e l’asportazione del terreno. Tutto ciò senza uno straccio di permesso.
La Procura non ha dubbi: è un deturpamento di un’area, nota per la sua bellezza e posizione, sottoposta a rigidi vincoli paesaggistici. Il sequestro era stato poi convalidato dal gip Giorgio Nicoli: «Vi è prova certa dei fatti di reato», scriveva il giudice nell’atto con cui, peraltro, aveva decretato anche il divieto di accesso all’intera proprietà. La magistratura triestina ritiene che quella strada, spuntata così all’improvviso e ben visibile dal guardrail lungo la Costiera, non rappresenti un semplice percorso di “accesso” all’attuale cantiere di ristrutturazione della ex Ostuni. Ma un vero e proprio ingresso per le automobili (ora si arriva solo da sotto, via mare) alla maxi struttura alberghiera che nei prossimi anni – autorizzazioni (e indagini) permettendo – potrebbe sorgere davanti alla spiaggetta e al porticciolo privato.
Le carte per il progetto del raddoppio dell’attuale edificio sono depositate in Comune. In uno degli atti si legge chiaramente l’intenzione dell’imprenditrice, la russa Galina Lazareva: «Un ampliamento dell’edificio principale in variante all’Autorizzazione paesaggistica». Il rendering allegato lo conferma. Con l’inchiesta di mezzo non si sa se il progetto andrà effettivamente in porto. Al momento, comunque, l’avvocato dell’indagata ha rinunciato a opporsi al sequestro. Non è stata avanzata nessuna richiesta di riesame. La villa, o quello che ne sarà, resta quindi off limits. Ma Lazareva, proprietaria dell’immobile e committente dell’opera, non è l’unica iscritta nel registro degli indagati. Sotto inchiesta sono finite altre sei persone: il titolare della ditta esecutrice dei lavori, il trentasettenne di origini macedoni Faruk Kormakoski residente a Trieste; il direttore dei lavori, il cinquantottenne triestino Alessandro Zerbo. E, ancora, la cinquantunenne russa Elena Nikiforova, legale rappresentante della “Avolare srl”, delegata dal committente; e il sessantacinquenne Giuseppe D’Ambra, socio della ditta e incaricato dei lavori. Nell’inchiesta figura pure il trentanovenne Pietro Micucci, residente a Trieste, titolare dell’impresa “Pef costruzioni” esecutrice della strada sterrata. E, infine, il quarantasettenne triestino Guido Prizzon, titolare dell’omonima società, anch’essa esecutrice della strada. —
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