Sequestrate le carte della terza corsia della A4
Adesso, nelle mani della magistratura al lavoro sul caso Mose, ci sono anche le carte della terza corsia. Stando alle indiscrezioni che arrivano dal Veneto, ne avrebbe sollecitato la consegna Luca Zaia. Il governatore leghista, per evitare il rischio di rallentamento nella realizzazione delle opere che più interessano all’imprenditoria locale, si sarebbe deciso a trasferire sul tavolo degli investigatori diversi dossier dei quindici anni di governo Galan, compresi quelli del potente assessore ai Trasporti Renato Chisso, terza corsia inclusa.
La questione è di ampia portata. Gli uomini della Procura di Venezia, che da anni acquisiscono documenti, delibere, allegati dei tre mandati dell’ex doge finito in carcere dopo il via libera della Camera, hanno ulteriormente intensificato il sequestro di carta dopo i 35 arresti dello scorso 4 giugno.
Zaia, da subito, ha collaborato. In particolare, il presidente del Veneto ha sollecitato l’invio di diversi incartamenti al procuratore Luigi Delpino. E, a quanto risulta, ha giocato d’anticipo pure sul fronte infrastrutturale. Pur davanti a fatti contrastanti – Chisso rimane ancora recluso a Pisa mentre Giuseppe Fasiol, già membro della commissione che ha aggiudicato l’appalto del primo lotto della terza corsia della A4, è stato reintegrato in Regione Veneto dopo una rapida scarcerazione –, Zaia ha dato disposizioni ai funzionari di mettere insieme tutta la documentazione delle grandi opere – Pedemontana, Nogara Mare e , appunto, allargamento della Venezia-Trieste – per poi consegnarla in Procura.
E così, da qualche giorno, le carte dell’allargamento della terza corsia, almeno quelle negli scaffali e nei cassetti della Regione Veneto, sarebbero dunque nelle mani dei magistrati. Altre, molte altre, sono invece ancora negli uffici del commissario e in quelli di Autovie Venete. «Al momento non ci è stato chiesto alcunché – conferma il presidente della concessionaria Emilio Terpin –, ma siamo a completa disposizione delle procure, nel caso in cui ci fosse la necessità di verificare le procedure». Come dire, concretamente, che «non avremmo nulla da obiettare o nascondere di fronte alla richiesta di acquisizione di documenti relativi alla progettazione e realizzazione della terza corsia». Quanto a quello che sta accadendo in Veneto in conseguenza della vicenda Mose, Terpin parla di «atto dovuto».
Gli incroci, del resto, non mancano. Se i giudici hanno ritenuto eccessivo il carcere per Fasiol, le varie inchieste in corso hanno coinvolto tre imprese sulle cinque aggiudicatarie del primo lotto: la Mantovani, il cui presidente Baita fu arrestato nel febbraio 2013 (e con lui, in quell’occasione, anche Claudia Minutillo, già segretaria di Galan) sempre per una vicenda di appalti; il Coveco, il cui presidente Franco Morbiolo risulta tra i 35 finiti in manette a giugno; So.Co.Stra.Mo, la ditta del palazzinaro romano Erasmo Cinque, indagato nell’inchiesta sulla bonifica di Porto Marghera insieme all’ex ministro Altero Matteoli.
©RIPRODUZIONE RISERVATAÈ
Riproduzione riservata © Il Piccolo