Senza Totocalcio il “Leon d’oro” verso la chiusura



Fin da quando vennero istituiti, nei primi anni del secondo dopoguerra, i concorsi a premi del Totocalcio e del Totip, a Romans d’Isonzo si giocavano unicamente nella trattoria “Al Leon d’Oro”, in via Latina, gestita allora dalla famiglia Candussi.

Era una sorta di contagioso rito, che si rinnovava ogni sabato pomeriggio ed era capace, soprattutto per quanto riguardava il concorso del Totocalcio, di coinvolgere gran parte della comunità romanese, così come succedeva in tutta l’Italia. Tante persone, infatti, di ogni età e ceto sociale, ogni sabato pomeriggio affollavano il “Leon d’Oro”, facendo la fila per giocare e dare validità alla loro schedina, che veniva tagliata a mano, con le tre parti “figlia-spoglio-matrice” e il talloncino della giocata applicato con la colla. Una sorta di febbre del gioco. La schedina la giocavano gli sportivi che si vantavano di conoscere il valore delle squadre in concorso, ragionandoci sopra, ma pure tante persone completamente digiune di sport calcistico, che giocavano la schedina a casaccio, magari con l’ausilio di una trottola a tre facce, coi segni 1, 2 e X, oppure riproponevano la stessa schedina per anni.

Settant’anni dopo, e siamo ai giorni nostri, le nuove norme impediscono che al “Leon d’Oro” si possa giocare ancora al Totocalcio o scommettere su altre competizioni sportive, in quanto il locale è troppo vicino ad una banca.

E allora il “Leon d’Oro”, privo dei suoi clienti scommettitori, si appresta a chiudere i battenti dopo circa 150 anni di attività e più di 70 anni di Totocalcio. A Romans, la vincita più cospicua al Totocalcio avvenne nel 1955, quando al “Leon d’Oro”, il concittadino Silvano Poian, meccanico di 49 anni, giocò una schedina, che gli fece vincere oltre 7 milioni di lire, circa 280 mila euro attuali. “I nuovi milionari di Romans”, era il titolo con cui “Il Piccolo” di allora riportava la notizia, con tanto di foto della fortunata famiglia Poian. –



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