Senza acqua da otto giorni 100mila croati in Slavonia
OSIJEK. Oltre una settimana senza acqua potabile. È la situazione in cui si trovano circa 100 mila persone in Slavonia, la regione orientale della Croazia dove a Slavonski Brod è stato proclamato lo stato d’emergenza. La gente si rifornisce grazie alle autobotti mentre il governo ha fatto arrivare nell’area 600 mila litri di bottiglie di acqua minerale. L’inquinamento delle falde acquifere che riforniscono la zona della città a Nord della Sava è dovuto alla fuoriuscita, avvenuta il 28 marzo scorso, di un quantitativo non ancora appurato di sostanze derivate dalla raffinazione del petrolio dalle condutture multiprodotto per il transito di idrocarburi situate ai margini occidentali di Slavonski Brod. Condutture che hanno ceduto durante l’effettuazione di uno dei test effettuati per verificare l’idoneità al transito del gas.
La popolazione è molto provata non solo per l’incidente di questi giorni, ma anche per l’oramai annosa convivenza con il pesante inquinamento dell’aria derivato dalla centrale di raffinazione del petrolio sita in Bosnia-Erzegovina subito a Sud della Sava. La raffineria è di proprietà della società russa Zarubežnjeft. Il premier croato Andrej Plenković, che si è recato nell’area per un sopralluogo nei giorni scorsi, ha rischiato di essere aggredito dalla gente oramai esasperata. Molti hanno anche dichiarato ai media locali che dopo quanto è avvenuto venderanno la casa e andranno in cerca di fortuna e di un ambiente più pulito in Irlanda (ultimamente una delle mete più gettonate della diaspora economica croata ndr.) o in Germania.
Il sindaco di Slavonski Brod, Mirko Duspara, eletto lo scorso anno con una lista indipendente, addossa le colpe dell’inquinamento delle falde acquifere alla società Crodux che gestisce le condutture provenienti dalla Bosnia-Erzegovina e ai ministeri dell’Ambiente e dell’Energia, visto che le analisi dell’acqua della città prima dell’incidente alle condotte non avevano riscontrato la presenza di idrocarburi. Ma il direttore di Crodux, Branko Radošević ha negato nel modo più assoluto che l’inquinamento dell’acqua nell’area possa essere ascritto alla fuoriuscita di prodotti petroliferi dalle condotte gestite dalla sua società. Mentre il proprietario della stessa, il generale in pensione Ivan Čermak, per ora è rimasto in silenzio.
Il sindaco di Slavonski Brod punta però il dito accusatore anche contro il ministro dell’Ambiente, Tomislav Čorić (Hdz) in quanto i tecnici del suo dicastero, alla notizia dell’incidente, non sono giunti sul posto per attivare tutte le precauzioni affinché le falde acquifere non venissero inquinate. Anzi, lo stesso ministro martedì scorso ha affermato che le ultime analisi sull’acqua hanno dato valori assolutamente accettabili, precisando però che questo non vuol dire che le acque siano potabili o possano essere utilizzate per la cucina. Il sindaco ha quindi annunciato che si rivolgerà a periti indipendenti per un’ulteriore analisi sulla qualità dell’acqua.
La Procura di Slavonski Brod ha comunque incaricato la polizia di indagare in merito all’incidente ecologico. Considerati i reati potenzialmente contestabili le condanne possono arrivare fino a 15 anni di reclusione.
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