Senato americano in missione a Lubiana
LUBIANA. Il senato americano ha inviato sei propri rappresentanti di alto livello a discutere con la Slovenia della situazione nei Balcani occidentali e dei rapporti interni alla Nato. Tutti repubblicani erano guidati dal vice capogruppo al senato, Roy Blunt che era accompagnato da John Cornyn ritenuto nelle nuove gerarchie dell’amministrazione Trum il secondo senatore repubblicano più influente degli Stati Uniti. Facevano ancora parte della delegazione, i senatori William Thad Cochran, Susan Collins, Thom Tillis e Thomas Bryant Cotton.
Con il presidente della Repubblica di Slovenia, Borut Pahor, come spiegano fonti del gabinetto presidenziale qui a Lubiana, si è discusso di Balcani occidentali anche alla luce dell’iniziativa Brdo-Brioni di cui proprio Pahor è uno dei principali “motori” politico-diplomatici. In particolare ci si è soffermati sulle strategie geopolitiche della Russia in questo quadrante che continua comunque a restare “problematico”, della cooperazione politica tra i Paesi della regione ex jugoslava e del futuro della politica di difesa. Un capitolo a parte è stato riservato anche alla questione dei migranti e della situazione sulla cosiddetta rotta balcanica. I senatori si sono detti molto soddisfatti del colloquio con il presidente Pahor definendo estremamente interessanti i punti di vista relativi alle questioni multilaterali su tappetto e hanno confermato l’ottimo livello di collaborazione tra Slovenia e Stati Uniti.
Il compito più difficile è toccato, invece, al ministro degli Esteri sloveno, Karl Erjavec il quale ha chiaramente espresso la propria insoddisfazione sulla posizione assunta dall’amministrazione americana in merito alla sentenza dell’arbitrato internazionale sui confini tra Slovenia e Croazia. Ricordiamo che Washington non ha preso posizione ribadendo che si tratta di questioni che vanno risolte a livello bilaterale. Pronta la replica di Erjavec il quale ha parlato di «rispetto del diritto internazionale» indispensabile a fronte di un verdetto emesso dalla Corte dell’Aja. Erjavec ha spiegato come il modello dell’arbitrato sloveno-croato potrebbe essere applicato anche negli altri e non pochi contenziosi sui confini che esistono nella regione ex jugoslava. Mettere in ordine tali questioni, secondo il capo della diplomazia di Lubiana, significa creare stabilità nell’area. «Se non risolveremo queste questioni - ha affermato Erjavec - con il passar del tempo si creeranno nuove tensioni nella regione».
Il problema sta nel fatto che la Croazia, per gli Usa, è una pedina importante nello scacchiere balcanico se non altro come primo fronte di opposizioni alle influenze di Mosca in Serbia e quindi difficilmente la Casa Bianca, sull’arbitrato, si schiererà a favore di Lubiana e “contro” Zagabria.
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