“Sempre più in alto” le avventure tra i monti di Mike Bongiorno
L’8 giugno del 1976, Mike Bongiorno si fece calare da un elicottero sulla cima del Cervino, a 4.478 metri di quota, per girare uno degli spot più famosi della storia della pubblicità italiana. Lo slogan “Sempre più in alto”, riferito alla grappa Bocchino, divenne un allegro tormentone nell’immaginario popolare dell’epoca, segnando, dal punto di vista degli spot televisivi, l’inizio dell’era post-Carosello. Una trovata geniale, quella di Mike Bongiorno, il quale rischiò davvero la vita per effettuare le riprese ad alta quota, ma si confermò una volta di più maestro della tv italiana. Una tv nata insieme a lui: quando la Rai debuttò nel Belpaese, il 3 gennaio 1954, Mike Bongiorno era già lì.
Lo spot pubblicitario girato in cima al Cervino non fu una scelta casuale: Mike Bongiorno è stato un grande frequentatore e appassionato di montagna, e anzi cime e piste innevate sono state lo sfondo di tutta la sua vita, da quando era bambino fino alla morte, a 85 anni. Ce lo ricorda un libro appena uscito per la Vivalda Editori di Torino, che appunto si intitola “Sempre più in alto - La montagna secondo Mike Bongiorno” (pagg. 191, euro 16,90), vera e propria biografia alpina del grande Mike con i ricordi della moglie Daniela Zuccoli, del figlio Nicolò, un saggio introduttivo di Silvio Saffirio e testi di Alessandra Comazzi, Mauro Corona e Rolly Marchi. E soprattutto con molte immagini, a cominciare dalle istantanee dei primi anni Trenta a Ortisei, dove il piccolo Michael Nicholas Salvatore andava in vacanza con la madre torinese Enrica Carello e il padre Philip, avvocato di New York. Ci sono poi le foto rare di un giovane Mike in veste di scalatore aggrappato alle pareti di roccia con chiodi e corde di canapa, e quindi, adolescente, sugli amati sci. Anche il periodo della guerra e della lotta partigiana il presentatore lo passò fra le montagne, prima di essere catturato dai nazisti, finire a San Vittore e quindi riparare a New York dopo uno scambio quale prigioniero di guerra americano. Nel dopoguerra ecco le vacanze sulle Castkills Mountains, a pochi chilometri da New York, e, negli anni Cinquanta, di nuovo sui monti italiani.
L’impegno nel Trofeo Topolino, fondato da Rolly Marchi nel 1957, fa da preludio al tempo trascorso a Cervinia, che per trent’anni e oltre fu la sua seconda casa, tanto che nel 2001 vi ambientò un’edizione della “Ruota della fortuna”. Nel libro non manca il ricordo della spedizione al Polo Nord, nel 2001, a 77 anni, sulle tracce del Duca degli Abruzzi, un’avventura nata dall’idea della guida alpina Lino Zani, amico di Mike.
Concludendo, come egli stesso direbbe, aneddoti, testimonianze, brani tratti dalla sua autobiografia - “La versione di Mike” - costellano le pagine di un libro che ha la veste e il sapore di un album di ricordi. Simile, in fondo, a quelli di chiunque abbia amato la montagna per una vita intera.
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