Sempre più donne e bambini tra i migranti a Trieste

I 50 nuovi rintracci testimoniano come stiano crescendo le famiglie con figli anche molto piccoli in arrivo dai Balcani. Alcuni di loro sono già scappati, violando la quarantena, per continuare il loro cammino 
Le famiglie di migranti accolti a Trieste
Le famiglie di migranti accolti a Trieste

TRIESTE Ieri circa cinquanta migranti, perlopiù originari dell’Afghanistan, sono stati rintracciati dalla Polizia di frontiera sul Carso attorno a Dolina. Tra loro ci sono anche tre famiglie con bambini piccoli.

I profughi sono stati presi in carico dalle forze dell’ordine, anche attraverso la distribuzione di generi di prima necessità tra cui latte e pannolini. Per loro è previsto un periodo di isolamento fiduciario di quattordici giorni, nel rispetto della normativa di contenimento del coronavirus, da svolgere nelle strutture appositamente allestite sul territorio. Alcuni di loro, però, sono fuggiti il giorno dopo, violando la quarantena, per proseguire il loro viaggio con chissà quale destinazione.



Fino a poco tempo fa non si vedevano molte famiglie, sul Carso, e gli arrivi erano rappresentati soprattutto da giovani uomini, adulti o tutt’al più adolescenti. Ultimamente invece sempre più donne e bambini stanno facendo la loro comparsa tra le fila dei numerosi migranti che continuano a fluire a Trieste, provenendo dalla rotta balcanica. Solo tra domenica e martedì, ad esempio, complessivamente erano state rintracciate 120 persone: tra queste appunto diversi nuclei familiari, da Siria e Iraq. Lunedì, in particolare, era stata individuata una famiglia irachena composta da padre, madre e sette bimbi: per loro non è stato facile trovare una sistemazione, ad ogni modo non definitiva.

Rintracciati 50 migranti a Trieste: tra loro famiglie con bambini piccoli
Le famiglie di migranti accolti a Trieste


Mera coincidenza oppure fenomeno sociologico? Al momento non esiste una spiegazione ufficiale alla recente evoluzione della morfologia del flusso migratorio. Ognuna delle famiglie in questione ha una propria situazione particolare e una propria storia, che l’ha portata in Europa.

È ad ogni modo legittimo ipotizzare che queste persone siano almeno in parte le stesse che il 4 agosto sono state sgomberate a forza da uno dei tanti squat (accampamenti non ufficiali, a cielo aperto, perlopiù a bordo strada) di Velika Kladuša, in Bosnia Erzegovina, al confine con la Croazia e dunque con l’Unione Europea. In quell’occasione centinaia se non addirittura migliaia di persone, abituate a vivere all’addiaccio, sono state costrette ad abbandonare le proprie sistemazioni di fortuna, che sono state distrutte con le ruspe: video che lo testimoniano sono reperibili su internet. Evidentemente era solo questione di tempo perché arrivassero qua. E altri arriveranno. Secondo alcune stime, nella Bosnia messa in ginocchio dalla pandemia e dalla miseria, in questo momento sono “imbottigliati” fino a 10.000 migranti.

Il segretario provinciale del Sap, Lorenzo Tamaro, tramite una nota richiede più «attenzione, soprattutto per le condizioni lavorative in cui versano gli operatori di Polizia di Stato e altre forze dell'ordine: il ministra dell'Interno Luciana Lamorgese aveva annunciato che sarebbe venuta qui a discutere della rotta balcanica».

Quanto alle famiglie giunte a Trieste, non possono essere divise né soggette a “riammissioni informali”: risulta siano state avviate all’inserimento nel circuito dell’accoglienza.—


 

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