Sempre più case invendute: a Trieste sono 26 ogni mille
Solo La Spezia registra un dato più alto, ma di un soffio. Trieste è seconda nella speciale classifica per provincia sul numero di case invendute, nuove e usate, ogni mille abitazioni. Una graduatoria che il Sole 24 Ore ha elaborato partendo dalle informazioni fornite da Scenari Immobiliari. Qual è, dunque, la situazione nella provincia triestina? La fotografia riassume due elementi: le nuove costruzioni e l’usato, rispettivamente a 240 e 3.500 di invenduto. Il che dà un totale di 3.740, nel settore privato. Il rapporto che ne deriva, dice: 26,3 case su mille. Nel raffronto “interno” al Friuli Venezia Giulia, ecco che Udine si colloca in 25.a posizione (18,7), mentre Pordenone in 53.a (14,6) e infine Gorizia in 82.a (10,7). Le due province della regione che superano la media nazionale (15,8) sono quelle di Trieste e di Udine.
Evidente, per il caso triestino, il peso dell’usato, posto che le 240 nuove unità abitative invendute sono in assoluto un numero molto contenuto, pari a quello di Isernia: più “basse” solo Biella (220) e Vercelli (160). «Nel 2013 le vendite immobiliari concluse - riepiloga Stefano Nursi, presidente provinciale della Fiaip - sono state 2.365 in provincia. La previsione per l’anno in corso è che il livello resti invariato o salga al massimo dell’1-2%. Indubbiamente - prosegue - c’è un invenduto maggiore rispetto a qualche anno fa, i tempi delle vendite si sono allungati moltissimo. L’intervento previsto dal decreto Sblocca Italia (l’acquirente che compra un alloggio da un costruttore e lo affitta a canone concordato per 8 anni potrà godere di un bonus del 20% sull’imponibile Irpef, su un tetto di spesa massimo di 300mila euro, ndr) è un’iniziativa che avrà un impatto prossimo allo zero». I motivi alla base delle difficoltà generali sono noti: «I problemi con le banche, anche se ora pare stiano erogando qualche mutuo in più - aggiunge Nursi -, la crisi economica, la tassazione e anche le aspettative di chi vende. C’è infatti molta distanza tra offerta e domanda».
Così Andrea Oliva, presidente locale della Fimaa: «Una volta in provincia c’erano 4-5mila compravendite all’anno, adesso siamo al 50% di quel dato. Attualmente è più facile riuscire a vendere il nuovo perché le imprese costruttrici stanno soffrendo e non sono fissate sul prezzo anche per necessità. Vi è però una differenza in media del 20% fra domanda e offerta». Sull’usato, Oliva aggiunge: «Fino al 2008 in vendita c’era un totale di mille-1.500 case, ora siamo a 3.500 in provincia. Faccio un esempio: in Costiera, sino ad alcuni anni fa, una o due ville oppure villette, oggi al netto delle proposte di Portopiccolo e del Residence Europa, una quindicina».
Le statistiche in questione interessano il mercato del privato, ma dal versante pubblico ecco l’analisi dell’assessore comunale al Patrimonio, Andrea Dapretto: «Le valutazioni stanno fondamentalmente nella questione della crisi, con la contrazione di mercato e compravendite. Moltissime imprese del settore hanno stock di invenduto. Un po’ forse, negli anni - afferma Dapretto -, si è costruito troppo rispetto a un processo di recupero immobiliare dell’esistente: uno degli aspetti da considerare potrebbe essere questo». Quali le risposte da attuare? «In parte stanno nella politica di pianificazione urbanistica del Comune - osserva l’assessore -, che mira a una riduzione del consumo di suolo. Il mercato dovrà allora rivolgersi al recupero edilizio. Una parziale risposta c’è nel nuovo modo di immaginare lo sviluppo della città».
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