Sei richiedenti asilo su 10 diventano rifugiati politici

I restanti quattro hanno il diritto di presentare ricorso. Di questi, il 68,9% sono “Dublino positivi”: hanno cioè presentato domanda in un altro Paese Ue
Di Francesco Fain
Bumbaca Gorizia 21.08.2015 Profughi Parco Rimembranza Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 21.08.2015 Profughi Parco Rimembranza Fotografia di Pierluigi Bumbaca

Tecnicamente si chiamano “Dublino positivi” e sono quei profughi che si sono già visti respingere da un altro Paese europeo la domanda di rifugiato politico. Queste persone, poi, vengono in Italia e inoltrano nuovamente la richiesta. Sono quelli che il precedente prefetto Vittorio Zappalorto non esitò a definire “furbetti”.

Stando ai dati della Questura, nel corso del 2014, sono state formalizzate 549 domande di cui 378 di “Dublino positivi”, pari al 68,9%. E il 2015 non si è aperto molto diversamente perché a gennaio, su 51 richieste formalizzate, 34 erano di profughi che già si erano viste respingere le domande in un altro Paese europeo.

E così tornano prepotemente d’attualità le affermazioni del Sindacato autonomo di polizia (Sap): «Oltre 500 immigrati hanno presentato richiesta di protezione internazionale in provincia di Gorizia nel corso dell’anno 2014, trovandone anche ospitalità con tutte le difficoltà e gli oneri del caso. Questi stranieri - denunciò il Sap - sono stati riscontrati positivi al sistema Eurodac perché ne erano state rilevate le impronte digitali in un altro Paese europeo presso il quale erano stati fermati o avevano già presentato richiesta di protezione internazionale. Però solo in cinque casi, meno dell’1%, si è giunti alla presa in carico del paese europeo di provenienza».

Su questi dati se ne innestano altri, resi noti dal “Forum per Gorizia”. Nell’anno 2014 le commissioni territoriali in Italia hanno esaminato e preso le relative decisioni intorno a 36.270 richieste d’asilo. Ne sono state accolte 22.013 (circa il 61%), respinte 14.257 (39%).

Nel nostro microcosmo, «la Commissione territoriale di Gorizia - sottolinea il Forum - ha esaminato 1.948 pratiche, molte delle quali inoltrate da pakistani e afghani accampati nei parchi e sull’Isonzo, accogliendone 1198 (percentuale del 61,5%). In altre parole, oltre il 60 per cento di coloro che lo richiedono vengono riconosciuti, dopo approfondito esame, come aventi diritto di protezione». E fra questi ci sono anche coloro che si sono visti “cassare” la domanda in altri Paesi europei. Del resto, il viceprefetto Adolfo Valente, presidente della Commissione territoriale per la protezione internazionale fu chiarissimo nel novembre scorso. E dichiarò al nostro giornale: ««Gli afghani non saranno mai rimpatriati. Per l’Italia quello è un Paese ad alto rischio. Di conseguenza, siano profughi o furbi, noi possiamo fare ben poco».

E chi, invece, si è visto negare lo status di rifugiato politico? Queste persone, dopo il respingimento della domanda, hanno il diritto di presentare ricorso e fino al definitivo “no” sono da considerare a tutti gli effetti richiedenti asilo.

«Come tali, coloro che stazionano in un territorio comunale sono sotto la diretta responsabilità amministrativa del sindaco del luogo, tutelati di fatto dalla Costituzione e dalla Convenzione di Ginevra - rammenta il Forum per Gorizia -. Può pensarla come vuole sulla soluzione del problema, ma fino a quando essi si trovano nei confini del suo Comune egli è diretto responsabile della loro sicurezza e salute: sia del 61% che sarà dichiarato profugo che del 39% in attesa dell’eventuale respingimento della domanda».

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