Sei designer triestine per un Natale “leggero”
Natale all’insegna della leggerezza. Ovvero: in un panorama di statistiche Istat che ci vuole “sciapi e infelici”, come togliere a un regalo il fardello della serialità e dell’anonimità e riempirlo di eleganza, artigianalità, manualità, recupero, ma anchedi ironia e fantasia. La designer Belinda De Vito dice proprio così, “leggerezza, nel senso in cui la intendeva Calvino”: togliere peso, ma non voglia di volare, pur in tempi grami. Ecco allora le sue “lampade da compagnia”, che si troveranno, fino alla vigilia di Natale, nel “Christmas temporary shop” (in via Madonna del Mare 6 a Trieste) e sono in mostra anche da Bardot (stessa via al n.2 , bardotrieste.blogspot.com).
Sono “lightbox”, dove light sta per leggero e per luminoso: cassetti di legno, trattato in modo da sembrare consunto dal tempo, che custodiscono una piuma, vera o fotografata. Accanto, tanti altri pezzi di vecchie collezioni del suo Artelier Mécano - perchè l’idea della leggerezza è che quella di svuotare il proprio archivio e condividerlo - che trasformano oggetti quotidiani in invenzioni luminose, per incuriosire prima che illuminare.
Più su, in piazzetta Barbacan 4, nel nuovissimo Combinè-Bottega per dame (www.combinè-trieste.com) tre artigiane-artiste declinano in forme diverse il loro concetto di levità. Dal soffitto calano gli abiti di Mara Pavatich, che “combinano” due consistenze inconciliabili - in apparenza - come la felpa tinta a mano e l’organza; da vecchie scatole escono collane, aeree e spumose, in materiali industriali, Pvc, neoprene, poliuretano espanso, firmate da Lodovica Fusco con la sua “griffe” Collanevrosi, mentre alle pareti cisono le immagini della raccolta “Herbarius” della fotografa Nika Furlani.
Anche da studiocinqueealtro (viale D’Annunzio 4, www.studiocinqueealtro.com) la leggerezza è di casa. Dopo il divertissement degli abiti di carta, le designer Paola Fontana e Roberta Debernardi sperimentano la tecnica di tintura shibori per ricavarne tessuti dai disegni geometrici in tinte acquose: ne nascono cinture, pochette, lunghissime collane che ci si dimentica di avere al collo. Nel loro personale erbario, tra farfalle di tessuti vintage e fiori giganti come spille, spuntano gocce di vetro per personalizzare colletti e polsini-gioiello. Una collezione piena di storie, colori e latitudini lontane, che mettersi addosso non pesa nulla.
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