Segregati in casa, presi due della banda
Presi dai carabinieri due componenti della banda che aveva messo a segno una sanguinosa rapina ai danni di una coppia di anziani la scorsa estate. I banditi armati di pistola, poi rivelatasi finta, avevano picchiato, legato e imbavagliato Silvio e Valeria Stransciach. Lui 89 anni, lei 74. Per loro erano stati trenta minuti di terrore nella loro villetta di via Flavia 68. Poi i malviventi se n’erano andati con i pochi oggetti d’oro che erano custoditi in casa. Baracciali, anelli e orecchini per meno di 10mila euro.
Ieri all’alba gli arresti. Ai domiciliari sono finiti Robert Mihajlovic, 31 anni, serbo, ex dipendente dell’autodemolizioni Casale di proprietà di Stransciach - il “palo” del colpo (stava fuori in strada davanti alla villetta) - e Mladen Kalapac, 53 anni, pure lui serbo, ritenuto il custode del bottino. Restano ricercati l’esecutore materiale della rapina e la sua ex fidanzata che gli aveva fornito la pistola utilizzata poi per spaventare gli anziani. Entrambi, come detto, sono fuggiti in Serbia. Nulla si sa invece dell’altro esecutore che al momento non è ancora stato identificato. Mihajlovic e Kalapac sono stati raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare del gip Guido Patriarchi emessa su richiesta del pm Massimo De Bortoli, il magistrato titolare delle indagini. Denunciato a piede libero anche un quinto soggetto. Si chiama Marko Bajc, 30 anni: assieme a Mihajlovic aveva fornito al commando le informazioni per mettere a segno la rapina.
Il colpo porta la data dello scorso 25 agosto. Il marito era in salotto, seduto in poltrona e stava facendo le parole crociate, il suo passatempo preferito. La moglie era intenta a lavare i piatti in cucina. Come tutti i giorni a quell’ora. All’improvviso l’incubo. «Sono entrati senza farsi sentire - aveva raccontato un paio di giorni dopo la donna turbata - e mi hanno aggredita alle spalle». Poi le minacce. «Dateci quello che vogliamo e non vi faremo nulla», aveva detto un malvivente. «Vogliamo i gioielli e i soldi», aveva aggiunto. La donna era rimasta paralizzata dalla paura. Ed è stato a questo punto che uno dei malviventi è andato in salotto dove c'era il marito e gli ha puntato la pistola contro intimandogli: «Stai zitto e alzati».
Così in breve i due coniugi erano stati legati con il nastro adesivo. Li hanno fatti sedere vicini sul divano. Sono stati interminabili attimi di paura. Silvio aveva anche tentato di reagire. Ed era stato a questo punto che il malvivente con la pistola aveva passato l’arma nell’altra mano e poi l’aveva schiaffeggiato con forza. Infine la razzia dei pochi gioielli e la fuga.
Il cerchio si è stretto dopo poche settimane dalla rapina quando i carabinieri hanno scoperto che la pistola finta trovata con un cacciavite nel boschetto adiacente alla casa era la stessa arma sequestrata nel mese di maggio del 2015 durante una perquisizione effettuata in un’altra indagine a casa di una donna legata sentimentalmente, si saprà poi, a uno degli esecutori della rapina stessa. Una pista che si è rivelata decisiva: in breve i carabinieri sono riusciti a trovare un collegamento tra il bandito e l’ambiente delle vittime. Nel corso delle indagini hanno infatti scoperto che le informazioni preliminari per la rapina erano arrivate da qualcuno della ditta di autodemolizioni Casale di proprietà di Stransciach (gestita attualmente dalla figlia) nella quale avevano lavorato proprio alcuni componenti della banda. Ieri mattina, come detto, gli arresti. I carabinieri si sono presentati a casa di Robert Mihajlovic e di Mladen Kalapac. Lunedì i due arrestati compariranno davanti al gip Guido Patriarchi per l’interrogatorio di garanzia. Robert Mihajlovic sarà assistito dall’avvocato Euro Buzzi. Mladen Kalapac dall’avvocato Stefano Alunni Barbarossa.
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