Segrè: «L’Italia sta perdendo la buona abitudine di mangiare sano»

TRIESTE. «L’Italia era la patria del mangiare sano, della dieta mediterranea, ma pian piano le cose stanno cambiando anche qui». Il presidente della Fondazione Mach di Trento e della Fondazione Fico di Bologna, Andrea Segrè, nel suo intervento durante la tavola rotonda ha parlato dei cambiamenti spesso negativi che interessano la nostra società coniugandoli alle possibili soluzioni offerte dalla ricerca, soluzioni che possono anche portare alla nascita di posti di lavoro. Segrè è partito dall’esperienza di Last Minute Market, progetto da lui lanciato alla fine degli anni ’90 all’Università di Bologna allo scopo di redistribuire gli sprechi della grande distribuzione all’interno dei circuiti della solidarietà. «Last Minute Market è un progetto che entra nel campo dell’innovazione sociale. Nato all’interno dell’università, ne è diventato uno spin off». Il problema che Lmm ha affrontato fin dal principio, ha spiegato ancora il ricercatore, è quello «della scarsità e dell’abbondanza».
Dilemma di proporzioni globali: una percentuale rilevante degli abitanti del pianeta soffre la fame, mentre un’altra altrettanto numerosa ha invece il problema dell’obesità. Sono linee di frattura che possono presentarsi anche all’interno di una singola società come la nostra. «In questo contesto si inserisce lo spreco alimentare - ha dichiarato Segrè -. Noi ricercatori ci siamo gettati in questo ambito inesplorato, e quando abbiamo iniziato nessuno credeva che da un argomento legato all’innovazione sociale si potessero creare anche dei nuovi posti di lavoro. Eppure così è avvenuto».
LO SPECIALE
E quell’esperienza funge ancor oggi da «esempio pilota, da laboratorio». Una delle dinamiche emerse dalle ricerche del Last Minute Market, ha riflettuto il professore, «è che il cibo nelle economie più ricche viene sprecato perché non gli diamo più valore, perché costa poco». E questo sta avvenendo anche in Italia, Paese che a lungo ha resistito agli effetti uniformanti della globalizzazione alimentare: «Anche nella terra della dieta mediterranea ormai si mangia male. E tutto questo non si limita alla tavola, ha effetti sulla salute dei cittadini, e impatta quindi sui costi della sanità pubblica».
Cosa fare dunque? Una possibile risposta secondo Segrè sta nella prevenzione: «Bisogna partire dai più giovani, ed è importante che l’università ci accompagni in questo percorso. Alla Fondazione Fico a Bologna stiamo facendo proprio questo, il fondamento è l’educazione alimentare». L’altro strumento nodale è, ovviamente, l’innovazione: «Bisogna dare valore al cibo a partire dalla produzione. L’agricoltura smart, l’agricoltura di precisione, ha un livello di innovazione pazzesco. Ma sul digitale in Italia siamo ancora molto indietro. Abbiamo obiettivi straordinari, quelli dell’agenda Onu dello sviluppo sostenibile, e il fatto che questa corsa parta da questa città mi fa molto piacere». —
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