Seggio per gli sloveni, pressing sul Colle
TRIESTE. Tamara Blazina ha già fatto sapere che lascerà il Parlamento a fine legislatura. Ma non ha alcuna intenzione di andarsene senza aver prima blindato il seggio della minoranza slovena. Assieme a lei, per quell’unico, ma non irrilevante posto in una delle due Camere, si batte Lodovico Sonego.
Intesa Pd-Mdp concretizzata ieri in un incontro con Sergio Mattarella. L’obiettivo era quello di informare il Capo dello Stato del rischio che corre la minoranza in tempi di incertezza sulla legge elettorale. Un “vuoto” da poter evitare, hanno sostenuto Blazina e Sonego, proprio grazie alla riproposizione del Mattarellum. Nella situazione vigente, infatti, l’Italicum non garantisce alcunché. Gli sloveni hanno non a caso bocciato da subito il sistema elettorale approvato in era Renzi, e poi corretto dalla Consulta, considerandolo in contrasto con la legge di tutela 38 del 2001 che all’articolo 26 parla esplicitamente di norme elettorali per l’elezione del Senato e della Camera che devono dettare regole utili a «favorire l’accesso alla rappresentanza di candidati appartenenti alla minoranza slovena».
L’Italicum, al contrario, non è scritto con quel tipo di garanzia. Un eventuale candidato sloveno, sempre che ci sia, verrebbe eletto alla Camera solo nel caso in cui la segreteria di un partito nazionale decidesse di collocarlo in una posizione di capolista nel collegio orientale. Né da maggiori garanzie il Consultellum previsto per l’elezione del Senato. Di qui la preoccupazione trasferita al Quirinale dai due parlamentari eletti in regione prima via lettera congiunta e ieri faccia a faccia. Blazina e Sonego, pure nel ruolo di presidente della delegazione Italiana nell’assemblea parlamentare Cei-Ince, hanno riproposto a Mattarella i temi già evidenziati nella lettera di pochi giorni fa, manifestando la preoccupazione che nel corso delle prossime discussioni sulla riforma elettorale possa venire trascurata, nonostante le proposte avanzate, la necessità di consentire la possibilità di eleggere in Parlamento un esponente della minoranza slovena.
Oltre al contenuto della 38, e ricordato «che l’Italia attribuisce un significato non secondario al fatto che è garantita l’elezione a cittadini sloveni o croati di nazionalità italiana nei parlamenti di Lubiana e Zagabria», i due esponenti regionali hanno citato pure la 277 del 1993, il Mattarellum appunto, la legge che «affrontò con rigore e saggezza - queste le loro parole - la questione della minoranza slovena in Italia». Un testo che innovò le regole per l’elezione della Camera dei deputati e che fu determinante all’epoca per la riconferma in aula, nel 1994 e nel 1996, di Darko Bratina.
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