Sedicimila migranti in fuga, ecco come cresce la rotta balcanica
TRIESTE Il 15 agosto del 2021 i talebani entrano a Kabul, il 30 dello stesso mese l’ultimo soldato americano lascia l’Afghanistan occupato da vent’anni. Quando tutto ciò avviene, l’International Rescue Committee – Ong internazionale fondata nel 1933 su impulso di Albert Einstein – prevede un nuovo afflusso di profughi verso l’Europa, in fuga dalla teocrazia.
Trieste punto di arrivo
Tra i luoghi che decide di monitorare c’è Trieste, punto d’arrivo della rotta balcanica: soltanto nel 2023, l’organizzazione ha incontrato oltre 16 mila persone appena giunte in città, in gran parte afghani. L’afflusso di persone in fuga dalla guerra, insomma, non accenna ad affievolirsi.
«In Italia si è deciso di puntare su Trieste – spiega il responsabile per il progetto Alessandro Papes –, aprendo lì un intervento di risposta umanitaria e componendo subito una squadra di operatori madrelingua».
Il progetto
Dal 2021 la squadra di Irc collabora con le realtà già presenti sul territorio cittadino – garantendo una presenza quotidiana nell’area di piazza Libertà, della stazione e del centro diurno: «La nostra attività principale è quella dell’informativa e dell’orientamento, dando un’infarinatura dei diritti cui le persone hanno accesso una volta giunte in Italia, dall’accoglienza all’asilo. Inoltre identifichiamo i profili vulnerabili e facciamo l’invio serale ai dormitori».
I dati
Secondo i dati raccolti da Irc in collaborazione con Diaconia Valdese, dal 1° gennaio al 31 dicembre dell’anno passato gli operatori hanno parlato con 16 mila e 52 persone, una media di 44 al giorno. Il dato fotografa un aumento del 22% rispetto al precedente monitoraggio, riferito all’anno 2022. La curva degli arrivi vede i maggiori ingressi nei mesi fra maggio e novembre, quando il numero supera i mille mensili, con il picco fra luglio e settembre, sopra i duemila.
Gli afghani sono la maggioranza, circa 11 mila, pari al 68% del totale. Il dato è coerente con quello fornito dall’Agenzia dell’Unione europea per l’asilo (Euaa), secondo cui nel 2023 gli afghani sono stati il secondo gruppo più numeroso a fare domanda d’asilo in Europa dopo i siriani.
Le ragioni del fenomeno sono così chiare che non servirebbe spiegarle: il 97% della popolazione del paese è povero o a rischio povertà, e il ritorno al potere dei taliban ha portato persecuzioni, oppressione e fame.
Ma gli afghani non sono i soli a scappare. L’anno passato ha visto anche un aumento del 66% negli arrivi dei cittadini turchi (1.532 contro i 517 del 2022): la stragrande maggioranza di loro (e tanti arrivano pure con la famiglia) è di etnia curda.
Fuggono dalle politiche persecutorie che ormai da diversi anni il governo nazionalista e islamista di Recep Tayyip Erdogan ha messo in campo contro la minoranza curda nell’oriente del Paese, mettendo le loro province sotto una opprimente occupazione militare, limitando i diritti civili e l’agibilità politica delle formazioni curde. A una situazione già difficile si aggiunge la distruzione provocata dal terremoto al confine turco-siriano nel febbraio dell’anno scorso.
Gli effetti sul sistema di accoglienza
Ma tutte queste persone quanto incidono sul sistema di accoglienza triestino? La risposta è: poco. Delle oltre 16 mila persone interpellate da Irc e Diaconia l’anno scorso, soltanto una su cinque ha manifestato la volontà di chiedere asilo in Italia: è il 19%, in calo sul 2022 quando la percentuale era del 32%. Il 14% (2.215 persone) erano quelle intenzionate a farlo a Trieste (le altre città più quotate sono Milano e Roma).
Il 68% degli intervistati ha dichiarato invece di voler raggiungere altri paesi. Il 13%, invece, non ha dato una chiara risposta: ciò può esser avvenuto perché gli interpellati erano appena arrivati e ancora confusi, per problemi linguistici, impossibilità a fidarsi.
L’impressione degli operatori, però, è che anche la gran parte degli “indecisi” intenda proseguire il viaggio per altre mete. Il fatto è, si legge nel rapporto, che molte persone definiscono le tappe durante il viaggio, e le loro decisioni possono essere influenzate dall’assistenza e dalle informazioni ricevute lungo il percorso.
Dove sono diretti
La maggioranza degli afghani interpellati (84%) intende proseguire il viaggio per la Germania o la Francia, mentre solo il 5% di loro vuole restare in Italia. Lo stesso discorso vale per i curdi, che solo per il 2% dichiarano di voler rimanere nel Bel Paese.
Il caso è differente per gli immigrati pakistani: questi sono il secondo gruppo per arrivi, ancorché in calo (1.870 nel 2023 contro i 3.320 del 2022).
L’88% di loro intende restare in Italia e il 66% sceglie Trieste: soltanto l’11% vuole uscire all’Italia, per raggiungere Francia, Portogallo e Svizzera.
Fino al 2023, infine, Trieste costituiva un’eccezione rispetto alla tendenza europea, che vedeva un significativo aumento di profughi in arrivo dalla Siria.
I primi mesi di quest’anno hanno visto il capoluogo del Fvg adeguarsi, visto che Irc e Diaconia registrano un incremento nei numeri dei siriani, pari a 344 intervistati da gennaio ad aprile, l’11% del totale.
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