Sedicenne picchiato e torturato: 2 arrestati
Un giovane di 23 anni e uno di 19 lo hanno pestato a sangue e gettato in un cassonetto
Era inginocchiato in mezzo alla carreggiata, a torso nudo, fradicio d’acqua sporca e imbrattato di sangue. Su di lui stavano infierendo a bastonate, calci e pugni, due altri giovani. Un lampione illuminava la scena di cui, da lontano, un testimone che passava in strada di Rozzol, aveva intuito tutta la ferocia. Erano le 2 della scorsa notte e i carabinieri sono arrivati in silenzio e hanno bloccato i due seviziatori.
Ora Mauricio Lenardon, 19 anni nato in Brasile e Matteo Serplin, 22, anni, triestino, entrambi braccianti, sono rinchiusi nel carcere del Coroneo con accuse pesantissime: dalle lesioni gravi, alle minacce, alla violenza privata; ma l’inchiesta su questo episodio anomalo è ancora in pieno svolgimento e assieme ai carabinieri se ne sta occupando il pm Pietro Montrone.
Il ragazzo di 16 anni che i due stavano seviziando, è invece ricoverato all’ospedale di Cattinara con un trauma cranico, ferite al volto, lesioni agli arti, alla schiena, al collo e alle spalle. La prognosi supera i 20 giorni.
Sulle braccia di Michele (non pubblichiamo le generalità complete per tutelare il minorenne), studente di scuola media superiore, figlio di due professionisti, sono ben visibili anche i segni di numerose bruciatore di sigarette. Prima di essere picchiato, è stato torturato. Michele non è in pericolo di vita, ma fino a ieri a tarda sera lo stato di choc dell’aggressione e del pestaggio gli avevano impedito di raccontare compiutamente la sua Odissea.
Con buona probabilità deve la vita a tre carabinieri della Compagnia di via Hermet che lo hanno strappato dalle mani dei seviziatori prima che fosse troppo tardi. Lui era in ginocchio, imbrattato di sangue, a torso nudo e senza più forze. I due gli erano addosso con i bastoni alzati e la loro rabbia perché poco prima la vittima aveva urlato nella notte, invocando aiuto.
Il testimone ha riferito di aver visto Mauricio Lenardon e Matteo Serplin trattenere per le braccia lo studente. Poi lo avevano sollevato a un metro e mezzo di altezza e lo avevano scaraventato dentro un cassonetto delle immondizie. Oltre ai rifiuti, c’era dell’acqua, finita nel contenitore nei giorni scorsi, particolarmente piovosi. Mentre Michele annaspava tra le immondizie, i due gli hanno gettato addosso prima la griglia di metallo di un chiusino della fogna, poi una grossa pietra che i carabinieri più tardi hanno ricuperato, sporca di sangue rappreso. Infine gli hanno hanno sbattuto sul capo anche il coperchio metallico del cassonetto.
Questo, in dettaglio, la scena culminante del pestaggio. Perché tutto questo sia avvenuto non è stato ancora messo a fuoco compiutamente. Si sa solo che la vittima e i suoi aggressori si erano conosciuti un paio di settimane fa, in una birreria della rive, frequentata dai giovani. Lo studente sedicenne era uscito più volte con gli occasionali amici, uno dei quali aveva avuto già a che fare con la polizia e i carabinieri. Diverse esperienze di vita, diverse età, diverse culture e possibilità economiche, anche se i genitori della vittima non erano mai andati al di là col figlio dal versamento di una «paghetta» di 10-15 euro alla settimana. Chissà cosa hanno creduto i due aggressori.
Sta di fatto che le pressioni, al limite della violenza privata e forse dell’estorsione, erano iniziate da qualche tempo. Michele aveva cercato di barcamenarsi, senza immaginare cosa avessero in serbo per lui i due nuovi «amici». Forse aveva promesso, forse si era impegnato ma solo per evitare guai maggiori. Inoltre non ha avuto la forza di riferire ai genitori le pressioni di cui era vittima.
Sabato è uscito di casa, raccontando in famiglia che avrebbe passato la notte a casa di un compagno di scuola. Era accaduto più volte in passato. Michele non possiede infatti, nè un ciclomotore, nè uno scooter, perché i genitori glieli hanno negati. Non ha nemmeno il telefonino. Ma la famiglia abita all’estrema periferia della città, in quell’area che dopo la mezzanotte non è più raggiunta dai mezzi di trasporto pubblici. Il padre e la madre sono stati svegliati da una telefonata dei carabinieri alle 3 e mezzo della scorsa notte. «Vostro figlio è ricoverato a Cattinara. L’hanno picchiato, forse rapinato, sta male». Poi all’ospedale hanno saputo del loro ragazzo inginocchiato a torso nudo sull’asfalto di strada di Rozzol, zuppo d’acqua sporca, imbrattato di sangue.
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