Seconde case, arriva la stangata-affitti
di Tiziana Carpinelli
Affitti, la stangata è servita. Con l’introduzione dell’Imu al posto dell’Ici i proprietari di immobili locali in regime di affitto libero rischiano un aggravio di costi tra l’87 e il 161% mentre per i contratti a canone concordato il balzo in alto della tassazione comunale potrebbe essere pesantissimo e andare da un minimo di 204 a un tetto di 324%. La manovra Monti ha abolito il taglio del 50% dell’aliquota Imu per gli appartamenti dati in affitto e dunque spetterà ai Comuni decidere se mantenere l’attuale 7,6 per mille, ridurla al 4 o anche alzarla fino al 10,6.
Il quadro, che prospetta il rischio di forti tensioni sul mercato e un adeguamento dei canoni al nuovo regime fiscale, è stato delineato da Confedilizia e ampiamente descritto in un recente dossier pubblicato da la Repubblica. E viene accolto con allarme dall’assessore alle Politiche sociali Cristiana Morsolin - che manifesta comunque «l’intenzione di mantenere gli sgravi sulla imposte relative alla seconda casa nel momento in cui il proprietario decide di affittare a canone concordato» - e dagli addetti al settore. Perchè il mattone, a Monfalcone, inutile girarci intorno, è “dopato”. In altre città della Regione, Gorizia ma anche Udine, per non parlare di altre realtà a livello nazionale, i canoni di locazione risultano proporzionalmente più contenuti.
Il fenomeno del trasfertismo, che negli ultimi anni ha inciso profondamente, sulla domanda di alloggi ha contribuito a tenere alti i costi. Lo spiega bene Franco Busatto, uno dei consoci dell’agenzia “Solo affitti”: «Questi aumenti sulle franchigie prospetterebbero un ritocco medio all’insù delle tariffe mensili da un minimo di 50 a un massimo di 100 euro: in questo modo, infatti, i proprietari di immobili riuscirebbero ad ammortizzare il maggior esborso fiscale. Personalmente, essendo i canoni già piuttosto alti a Monfalcone, non ritengo possibili ulteriori aumenti, poiché le famiglie non riuscirebbero a farvi fronte. Già ora ho davanti all’ufficio la fila di stranieri che mi chiedono di trovare un appartamento con più camere a prezzi contenuti. Diverso il discorso delle ditte, in qualche modo “obbligate” dal mercato a trovare una sistemazione per i propri operai nel territorio in cui si accingono a lavorare. Uno degli esiti, dunque, potrebbe essere che i proprietari che oggi preferiscono tenere l’affitto basso pur di darlo a una famiglia anziché a trasfertisti o stranieri decidano, per poter alzare le tariffe, di concederlo alle ditte, più disposte ad adeguarsi».
«La mia società è in franchising, quindi ho spesso un confronto diretto coi colleghi di altre regioni d’Italia - prosegue -: mentre in diverse zone l’affitto di un appartamento con due camere da letto oscilla tra 500 e 550 euro, da noi per quel prezzo si ha un alloggio con appena una camera. Per per un alloggio bicamere i valori di locazione oscillano tra 650 e 750, a seconda delle condizioni dello stabile. Questo solo per dare un’idea del divario. Ecco il motivo per il quale non ritengo si possano ulteriormente innalzare i canoni». Sul territorio è attivo almeno un migliaio di locazioni. «Io lavoro molto con le ditte e le realtà produttive - conclude Busatto -, mi riferisco al Porto, alla Sbe, al progetto di Porto Piccolo o alla Mangiarotti, quindi non credo avrò contraccolpi. Ma ritengo che le famiglie non digeriranno bene eventuali aumenti sugli affitti». Che si sommerebbero ai rincari sulle accise dei carburanti, su Iva e bollo auto.
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