Sebenico “resuscita” Tommaseo

Un docente ingaggia una battaglia affinché lo scrittore italiano sia riabilitato nella sua città natale

Resuscitato a sorpresa nella sua città natale dove per decenni (e anche più) è stato bistrattato, ridotto ai minimi termini in quanto ad importanza ed evitato come un appestato. Niccolò Tommaseo è tornato simbolicamente nella località che lo vide nascere nel 1802, in quella Sebenico la cui stragrande maggioranza di abitanti non sa proprio chi sia questo celebre linguista, scrittore e patriota italiano. La ragione è una sola: fosse appartenuto al popolo croato e avesse conquistato gli stessi traguardi del Tommaseo italiano, sarebbe stato celebrato come un divo e mai la sua memoria e le sue opere sarebbero state oltraggiate. Ci ha pensato il sebenzano Bosko Knezic, docente di filologia italiana all’ Università di studi di Zara, a “togliere i veli” che da tanto tempo coprono la figura di Tommaseo e lo ha fatto a Sebenico, con una conferenza intitolata semplicemente “Tommaseo e Sebenico”.

Knezic ora sta preparando il dottorato sul tema Niccolò Tommaseo nei periodici dalmati in lingua italiana dal 1900 al 1915. «Mi chiedo e vi chiedo perché il nostro illustre concittadino abbia in suo onore i nomi di piazze e vie in praticamente tutte le città italiane – ha rilevato Knezic – perché gli italiani lo considerano uno dei loro massimi intellettuali del XIX secolo, mentre invece da noi non è proprio conosciuto. Sì, a Sebenico c’è una piazza a lui dedicata, ma il nome di colui che ha creato la moderna lingua italiana è storpiato sulla relativa targa. Vi sta scritto Tomaseo ed è un’ingiustizia che va superata». A detta di Knezic, il rapporto di Tommaseo verso la città natia va diviso in due fasi: nella prima, durata fino al 1839 (il sebenzano morirà a Firenze nel 1874), Tommaseo si annoiava mortalmente a Sebenico e inoltre aveva una pessima opinione dei suoi concittadini, che riteneva pigri e cattivi. Considerava Sebenico una specie di buco miserabile della Dalmazia. Con il trascorrere degli anni, Tommaseo si scuserà con i sebenzani e i dalmati d’etnia slava per le opinioni espresse. «Era molto testardo il nostro Tommaseo, caratteristica che addebitava a tutti i sebenzani – parole del docente – era anzi convinto che i sebenzani avessero un carattere tutto loro, che li contraddistingueva dagli altri abitanti di questa regione adriatica. Non è tutto perché Tommaseo si adoperava a favore di una nazione dalmata che fosse indipendente da Italia e Croazia. Riconosceva che i dalmati avessero origini slave ma anche e soprattutto una cultura italiana». Knezic ha ricordato che nel 1896 fu collocata a Sebenico una statua di Tommaseo, alta 7 metri, con cerimonia che vide la presenza delle allora massime autorità comunali e di numerosi artisti italiani e croati. Dopo la fine della seconda guerra mondiale, le autorità jugoslave fecero sparire la scomoda statua quale uno dei simboli dell’italianità della Dalmazia, ponendo al suo posto la scultura raffigurante il re croato (e ti pareva) Petar Kresimir IV. Knezic vuole però squarciare il velo di omertà ed ha chiesto tempo fa all’amministrazione cittadina di Sebenico di scrivere almeno in modo corretto il cognome di Tommaseo sulla citata targa. Finora non ha ricevuto alcuna risposta.

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