Se l’aula è “a cielo aperto” si studia tra stagni e maxi aceri

Taglio del nastro per l’idea sperimentata alla media Caprin su proposta del prof Dario Gasparo  La classe senza muri è stata ricavata in un fazzoletto di terreno incolto. E c’è pure un anfiteatro 
Foto BRUNI Trieste 18.09.2020 Scuola Caprin:inaugurato dalla giunta l'aula all'aperto
Foto BRUNI Trieste 18.09.2020 Scuola Caprin:inaugurato dalla giunta l'aula all'aperto

IL CASO



Un fazzoletto di terra incolto che si trasforma in un’aula scolastica atipica, che ha per tetto il cielo. È quello che è capitato alla scuola media Caprin di Valmaura. L’idea c’era, il terreno adiacente, di proprietà comunale, anche, e con le idee sono arrivati anche i finanziamenti. Il lieto fine è un’aula unica nel suo genere e non solo in città. L’idea di “Aula Sotto il Cielo” , vero e proprio ambiente interattivo in modalità “nature” , nasce alla fine del 2016, quando a Dario Gasparo, noto docente dell’istituto, è stato chiesto di immaginare un progetto nel quale investire il premio di 30 mila euro assegnatogli in occasione dell’Italian Teacher Prize.

Il lavoro è frutto dell’elaborazione dell’architetto Michele Parenzan, dello Studio Gasperini ed ex alunno di Gasparo, e del collega Giulio Dagostini. Sono arrivati gli importanti contributi della Fondazione Crt di Trieste – pari a 24 mila euro – delle Fondazioni Casali, delle officine Barnobi e della Associazione MiTi. E ieri mattina, alla presenza del sindaco Roberto Dipiazza, degli assessori Angela Brandi, che ha paragonato l’aula della Caprin a quelle aristoteliche dei peripatetici, e Elisa Lodi, che ha ricordato «l’importanza della sinergia tra pubblico e privato», del dirigente scolastico, Mauro Dallore, della presidente della Fondazione CRTrieste, Tiziana Benussi, del presidente delle Fondazioni Casali, Francesco Slocovich, è stato inaugurato questo singolare e innovativo spazio didattico.

L’idea di base del nuovo spazio didattico all’aperto è che gli studenti imparano meglio se svolgono le attività in movimento, alternando i necessari periodi nei quali devono stare seduti al chiuso di un’aula con lezioni all’aperto per vivere sul campo alcune esperienze o semplicemente ascoltare una lezione di storia, arte o letteratura respirando l’ossigeno prodotto dal verde. L’aula comprende un percorso botanico, uno stagno, un anfiteatro e, elemento centrale e aggregante, un acero Freeman, che con la sua chioma può ospitare gli uccelli urbani e riparare dal sole tardo primaverile gli studenti.

Nei prossimi anni gli studenti impianteranno le essenze vegetali tipiche del paesaggio carsico triestino, lasciando anche alcune specie già presenti, seppure invasive, come la robinia. In prossimità dell’anfiteatro, è stato realizzato uno stagno di 3 metri di diametro per accogliere le specie anfibie che cercano aree umide per la riproduzione, come le rane verdi, i tritoni e il rospo smeraldino, specie tutelate dalla Comunità europea che qui potranno trovare un punto di rifugio ai margini della città. –

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