Se il Dna dei criminali (e non) diventa social

Inserendo i dati genealogici del Dna trovato nel luogo del delitto, e confrontandoli con gli altri Dna postati su GEDmatch dagli ignari familiari, gli investigatori hanno ricostruito la sua discendenza e sono arrivati all'indirizzo di un serial killer

TRIESTE Il 24 aprile scorso la polizia di Sacramento, in California, ha fatto irruzione nella casa di Joseph DeAngelo per arrestarlo con l'accusa di essere il Golden State Killer, l’efferato criminale che negli anni '70 e '80 aveva terrorizzato lo Stato compiendo 12 omicidi, molteplici furti e almeno 48 stupri, l'ultimo dei quali nel 1986. Ignaro DeAngelo, 72 anni, stava cucinando un arrosto nel forno. Era stato il Dna trovato sulla scena di un omicidio a incastrarlo.

Microcosmo esplorato con una lente da tasca

Una storia come tante, si dirà, in cui il Dna viene utilizzato per associare le tracce in un crimine a un possibile sospetto. Ma stavolta non è così semplice. L'identificazione di un sospetto avviene perché si analizzano una serie di varianti genetiche che sono specifiche per ciascun individuo e si confrontano queste con il Dna sulla scena del delitto. Perché questo sia possibile, però, c'è bisogno che un sospetto fornisca il proprio Dna, o che il suo profilo genetico sia stato già schedato. Ma DeAngelo era invece rimasto invisibile per oltre 30 anni. Quando le indagini era arrivate a un punto morto, un investigatore aveva però pensato di utilizzare il Dna trovato sulla scena del crimine per analizzare un'altra serie di variazioni, quelle che caratterizzano la discendenza etnica.

23andMe, Ancestry, Family Tree, MyHeritage, ad esempio, sono aziende che con 99 dollari e un po' di saliva forniscono all'utente l'origine geografica dei suoi geni. Un gioco di società per qualcuno, per altri invece il bisogno di ritrovare le radici della propria famiglia. Una volta ricevuto il referto, il cliente può inserirlo dentro GEDmatch, un sito gratuito dove ciascuno può confrontare i propri risultati con quelli tutti gli altri utenti, trovando parentele inaspettate. Ed ecco dove sta l'inghippo: su GEDmatch i risultati non sono più privati ma diventano pubblici. Inserendo i dati genealogici del Dna trovato nel luogo del delitto, e confrontandoli con gli altri Dna postati su GEDmatch dagli ignari familiari di DeAngelo, gli investigatori hanno ricostruito la sua discendenza e sono arrivati al suo indirizzo.

Prendere un po' del suo Dna e trovare un match perfetto con il campione dell'assassino è stato poi un gioco da ragazzi. Una bella storia di polizia, non c'è che dire. Ma quale sia la privacy di questo Dna che diventa social è tutta un'altra questione, che dipende non solo da noi ma anche dai nostri parenti. A me fa un po' spavento, anche considerando che GEDmatch ha già più di 1 milione di utenti.

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