Scure sulle traduzioni in friulano, salvo lo sloveno

Il Consiglio riduce le spese per i traduttori che saranno “a chiamata”. Nel 2012 spesi 35mila euro per soli 17 interventi
Di Gianpaolo Sarti

TRIESTE. Costoso, poco utilizzato e, talvolta, oggetto di goliardici commenti da parte dei triestini. Il Consiglio regionale è pronto a “declassare” il servizio di traduzione simultanea in friulano in aula, finora affidato con gara d’appalto a una ditta esterna: con molta probabilità d’ora in avanti si userà solo quando qualcuno degli eletti ne farà richiesta, programmando l’intervento con largo anticipo.

Ma, a quanto pare, resisterà lo sloveno. In tempi di “spending review” non poteva passare inosservata la spesa, a carico dei contribuenti, che ogni anno piazza Oberdan deve sostenere per garantire la possibilità ai consiglieri di esprimersi in una delle lingue tutelate per legge in Fvg.

Se per il tedesco la Regione non si è mai adoperata più di tanto (nella scorsa legislatura lo aveva usato tre volte solo l’ex Pdl Franco Baritussio che si auto-traduceva perché mancava l’interprete ), per il friulano e lo sloveno, invece, l’ente assicurava la presenza di due addetti in ogni seduta.

Soldi buttati dalla finestra perché praticamente nessuno si serviva di questa opportunità. E, le poche volte che capitava, era davvero raro vedere qualcuno, specie i triestini, indossare la cuffietta per ascoltare quanto diceva il collega.

Anzi, l’occasione era spesso motivo per accendere simpatici siparietti da campanile, giusto per smorzare la noia dei dibattiti.

Adesso si cambia: l’Ufficio di presidenza sta pensando a come risparmiare. Nella riunione del 6 novembre il presidente del Consiglio Franco Iacop, assieme ai vice e ai segretari, ha valutato l’opportunità di contattare l’Arlef, specializzata per la tutela del friulano, per una collaborazione. Sarà l’agenzia, che già riceve contributi, a fornire gli interpreti. Lo farà “a chiamata”.

Questo, si legge nella relazione dell’Ufficio di presidenza, «al fine di evitare che una persona sia disponibile per le intere sedute senza che vi sia alcun intervento».

La soluzione inciderebbe indubbiamente sui costi: nel 2012, come già anticipato nei mesi scorsi, sulle 42 volte in cui si era riunita l’aula, soltanto in 17 casi qualcuno ha fatto ricorso alla traduzione: 11 in sloveno, 3 in friulano e 3 in tedesco (ma Baritussio faceva da sé). Giusto la durata di un intervento. Che, in media, sta ben al di sotto di 10 minuti.

Per tutto ciò la Regione aveva sborsato ben 35 mila e 791 euro. Ma l’aula snobbava, puntualmente, l’opportunità. «Finalmente si cambia – commenta il triestino Bruno Marini (Fi) – questa mi pare una risposta seria alla denuncia che era emersa sui costi spaventosi che comportavano gli interpreti. In questa legislatura – osserva – il fatto che Igor Gabrovec, esponente della minoranza, sia diventato vice-presidente, ha certamente comportato un lieve aumento delle traduzioni in sloveno. Mentre nessuno parla mai in friulano. È giusto quindi assegnare il compito all’Arlef che già prende una montagna di soldi. Auspichiamo che la stessa cosa avvenga con lo sloveno, visto che esistono tante associazioni che ricevono svariati contributi. Si occupino loro di questo».

Gabrovec mette le mani avanti: «Vista l’esigenza di contenere i costi è corretto ragionare su come fare – replica il consigliere di Slovenska Skupnost – ma attenzione a non snaturare il senso del servizio, che consente di tutelare le lingue minoritarie anche nelle sedi istituzionali. In ogni caso la traduzione simultanea serve a chi ascolta e quindi i colleghi potrebbero iniziare ad auto-disciplinarsi e usare le cuffiette».

Per lo sloveno, comunque, stando all’Ufficio di presidenza, nel 2014 si dovrebbe continuare come si è sempre fatto.

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