Scuole occupate e atti vandalici, indaga la Procura

Sul tavolo del Procuratore capo della Repubblica Michele Dalla Costa arrivavano dalla Questura i primi rapporti e le prime segnalazioni su quanto era accaduto all’interno degli istituti. Un fascicolo è aperto da giorni e in esso confluiranno anche le relazioni dei presidi. Molte, in astratto, le ipotesi di reato. Gravi danni alle strutture si sono registrati al Carli e al Nautico dove sono stati distrutti estintori, computer, porte e finestre. Oggi nuovo corteo
TRIESTE.
Dall’impegno civile attorno a cui sono nate le occupazioni delle scuole cittadine, all’ansia di essere coinvolti nell’inevitabile inchiesta che la Procura ha avviato in base ai rapporti della Digos. Una serie di docce gelate si sta abbattendo sui ragazzi che nove giorni fa hanno occupato tutte le scuole superiori della città, denunciando la precarietà degli edifici in cui passano almeno cinque ore al giorno, il progressivo contrarsi dei finanziamenti per l’istruzione pubblica, i troppi soldi stanziati e ancora in crescita per quella privata-confessionale.


L’INCHIESTA
La prima ”doccia fredda” è arrivata lunedì con lo sgombero ”consigliato” dalla polizia e da alcuni presidi. La risposta è stata un sit-in in via Carducci che ha bloccato a lungo il traffico. Intanto sul tavolo del Procuratore capo della Repubblica Michele Dalla Costa arrivavano dalla Questura i primi rapporti e le prime segnalazioni su quanto era accaduto all’interno degli istituti. Un fascicolo - atti relativi alle occupazioni - è aperto da giorni e in esso confluiranno anche le relazioni dei presidi. Molte, in astratto, le ipotesi di reato, le stesse che nel corso degli ultimi quarant’anni hanno coinvolto in tutta Italia studentesse e studenti che hanno bloccato con la loro presenza anche notturna negli istituti il regolare svolgimento delle lezioni.


I REATI IPOTIZZATI
Non c’è che l’imbarazzo della scelta nei vari articoli del Codice penale: si può ipotizzare l’interruzione di un pubblico servizio, l’occupazione di un edificio pubblico. Se si sono verificati (come purtroppo sta emergendo) episodi di vandalismo, l’ipotesi di danneggiamento aggravato è scontata. Si potrebbe continuare a lungo, certo è che almeno a Trieste nessuna inchiesta penale innescata dalle occupazioni di scuole è mai sfociata in un processo. Troppo difficile individuare le singole responsabilità, come prevede la legge anche per i minorenni. In Italia colpe collettive non esistono e non possono esser perseguite. Esiste invece l’azione penale obbligatoria. La polizia e i dirigenti di istituto riferiscono, la magistratura deve avviare l’inchiesta.


I DANNI
Chiusa la parentesi dell’occupazione, quella di ieri è stata dunque una giornate campale, caratterizzata non solo dalla notizia dell’apertura dell’inchiesta, ma anche dalla conta dei danni. Danni alle strutture provocati in questi giorni di protesta, che sono emersi in tutta la loro gravità, in particolare in due scuole cittadine, confinanti e collegate l’una all’altra: il Carli e il Nautico. Qui si sono verificati veri e propri atti di vandalismo, che hanno portato alla rottura di alcuni estintori, al danneggiamento di molti computer, allo squarcio di porte, serrature e finestre. I sette distributori automatici di merendine (quattro al Carli e tre al Nautico) sono stati completamente distrutti.


«Il danno che mi è stato arrecato è di 25mila euro - afferma il gestore dei distributori, Paolo Polidori -. Io sono il titolare di una piccola azienda e questa bastonata mi mette in ginocchio: sto ancora pagando altre macchine e adesso mi ritrovo con 25mila euro di danni e mancati introiti. Ho esposto denuncia ai carabinieri e auspico che le indagini portino alla luce i responsabili. I distributori sono stati completamente distrutti: con calci e piedi di porco, e non solo per prendere soldi e merendine all’interno, ma con la volontà di demolire. Ho trovato pezzi delle macchine sparsi qua e là nei corridoi». Alcuni danneggiamenti, seppur più lievi, si sono registrati anche al Deledda.


«Nella sede di via Cantù sono stati rotti due cancelli e tutte le serrature », ha commentato la preside Maria Cristina Rocco, presente ieri all’incontro in Provincia (i dettagli nell’articolo a fianco). È andata meglio nelle altre scuole, dove il problema principale è rappresentato ”solo” da sporcizia e disordine.


SCUOLE IN STANBY
Questo è ciò che hanno trovato i presidi al loro rientro nelle scuole dopo più di una settimana di barricate. Scuole che, per il momento, non sono tornate alla normalità. Lunedì e ieri, infatti, la situazione generale è stata dominata dalla confusione: alcuni istituti sono rimasti in autogestione, in altri si sono svolte le lezioni, anche solo con uno o due alunni in classe. Certo è che molti, anzi moltissimi ragazzi ieri mattina erano in piazza Vittorio Veneto sin dalle 9, muniti di tamburi e fischietti, mentre i loro rappresentanti discutevano per ore all’interno di Palazzo Galatti.


IL CORTEO
E, c’è da giuraci, anche oggi è improbabile un ritorno alla normalità in tutti gli istituti: alle 14.30 partirà da piazza Goldoni il grande corteo organizzato in occasione della giornata internazionale di mobilità studentesca. Alcuni studenti del Dante e del Carducci hanno annunciato che andranno in classe, ma muniti di elmetti per «proteggersi da eventuali crolli». Si presume che la protesta possa rientrare dappertutto solo domani.


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