Scuole italiane, su gli alunni ma solo nelle prime classi
POLA. Il sistema scolastico della Comunità nazionale italiana è sicuramente quello più completo, sviluppato e articolato rispetto a quelli messi in campo per le altre minoranze sul territorio di Croazia e Slovenia. Ed è anche l’unico a disporre della verticale completa, cioè dalla scuola dell’infanzia fino all’università passando per l’istruzione elementare e quella media superiore.
In quest’anno scolastico il numero degli iscritti è pari a 4.804 alunni (esclusi gli studenti universitari): una cifra aumentata di 850 unità rispetto a un decennio fa. Il dato è stato fornito nel corso dell’ultima riunione della giunta esecutiva dell’Unione Italiana (UI), che si è tenuta a Pisino.
La dispersione degli alunni. Una situazione dunque che stando ai soli numeri si presenta del tutto positiva. Ma ci sono risvolti negativi per i quali vanno trovati correttivi da apportare, in modo da evitare in futuro scenari peggiori. Il problema più rilevante infatti, noto da tempo e ormai sempre più evidente, è rappresentato dalla dispersione degli alunni, che lasciano gli istituti con lingua di insegnamento italiana nel passaggio dalla scuola elementare a quella media superiore.
Adeguare i percorsi di studio. Il tema è stato affrontato in sede di riunione della giunta esecutiva dell’UI. «È necessario - ha rilevato il responsabile del settore Educazione e istruzione Corrado Ghiraldo - individuare nuovi indirizzi di studio per trattenere i giovani nel sistema scolastico italiano». Un passo sicuramente obbligato, ha proseguito Ghiraldo, poiché occorre adeguare l’offerta formativa alle esigenze di un mercato del lavoro in continua evoluzione. In questo modo si spiega anche l’attuale scarso interesse manifestato dai ragazzi nei confronti degli indirizzi professionali per meccanici, carrozzieri, periti economici: ci sono stati casi in cui le iscrizioni si sono ridotte a un solo alunno.
Ma succede anche di frequente che alla fine della scuola elementare diversi alunni scelgano la scuola con lingua d’insegnamento croata, pur essendo quello stesso indirizzo disponibile anche nella lingua italiana.
Quanto ai percorsi di studio da aggiornare per mantenerli in linea con le esigenze del mondo del lavoro, un ottimo esempio in questo senso lo ha dato la Scuola media superiore italiana di Rovigno, che alcuni anni fa ha avviato il programma professionale quadriennale nel campo della sanità e previdenza sociale: un indirizzo che offre all’allievo un diploma di tecnico fisioterapista. Gli sbocchi occupazionali sono molteplici: dagli ambulatori e policlinici degli enti sanitari e sanitario-riabilitativi fino alle strutture turistiche, dove c’è crescente fabbisogno di simili profili professionali. Dopo il diploma lo studente può comunque anche scegliere di proseguire gli studi.
Una certa dispersione di alunni, ma di proporzioni meno preoccupanti, è stata rilevata anche nel passaggio tra la scuola d’infanzia e le elementari. A Pola questo fenomeno è pressoché irrilevante grazie al coordinamento stabilito tra le due istituzioni scolastiche: i bambini peraltro frequentano l’ultimo anon d’asilo nell’edificio della scuola elementare “Giuseppina Martinuzzi”, che dunque imparano a conoscere prima ancora dell’iscrizione. In altre realtà locali, come è stato rilevato, sulla dispersione incidono fattori come la maggiore o minore vicinanza della scuola da casa. Da rilevare anche, infine, che sono molte le famiglie croate, serbe e di altre nazionalità che iscrivono i figli all’asilo di lingua italiana con il chiaro proposito di fare loro imparare la lingua, per poi passare alla scuola croata una volta giunti alle elementari. (p.r.)
Riproduzione riservata © Il Piccolo