Scuole Fvg, il giorno decisivo per la ripartenza anticipata delle lezioni in presenza
TRIESTE Un confronto tra le parti in vista di una possibile ripartenza delle scuole superiori in presenza già lunedì 25 gennaio, o comunque qualche giorno prima del 1° febbraio, come dettato invece dall’ordinanza firmata sabato scorso da Massimiliano Fedriga. La presidente del Tar del Friuli Venezia Giulia Oria Settesoldi ha convocato nel primo pomeriggio di oggi una udienza informale, in videoconferenza, che coinvolgerà i quattro prefetti, l’Ufficio scolastico regionale e la presidenza della Regione. Si tratterà di fare il punto della situazione alla luce del ricorso bis presentato dal legale udinese Filippo Pesce in rappresentanza di 19 genitori che sostengono la tesi della salute psico-fisica dei ragazzi messa a rischio dal perdurare della didattica a distanza in tempi di coronavirus.
Dopo che il tribunale amministrativo regionale, venerdì 15 gennaio, ha accolto quel tipo di impostazione, il governatore ha risposto con un’immediata seconda ordinanza, aggiungendo ulteriori argomenti, e soprattutto nuovi dati sanitari sul trend del contagio, a supporto della linea della prudenza. «Di certo – è la precisazione di Fedriga –, non mi diverto a chiudere le scuole». Il giudice Settesoldi, con il secondo ricorso sul suo tavolo (domani potrebbe essere il giorno della sentenza), ha ritenuto opportuno un approfondimento con tutti i soggetti coinvolti. Con gli avvocati (Pesce e Beatrice Croppo dell’Avvocatura della Regione) oggi ci saranno i prefetti, che sono stati chiamati a coordinare i tavoli di lavoro tra fine 2020 e inizio 2021 per programmare, soprattutto sul fronte del Trasporto pubblico locale, il riavvio delle lezioni in presenza alle superiori che era stato programmato il 7 gennaio, e l’Usr, con la direttrice Daniela Beltrame, che ovviamente ha la necessità di conoscere i tempi di un possibile rientro in classe anticipato, rispetto al 1° febbraio ora in agenda, per dare indicazioni chiare ai dirigenti scolastici della regione, non poco spaesati dal balletto delle ultime settimane.
La Regione, da quanto continua a trapelare, non sembra intenzionata ad andare allo scontro con un terza ordinanza davanti all’accoglimento da parte del Tar Fvg pure del secondo ricorso. Ma, probabilmente in riunione oggi proprio con Fedriga, riproporrà la convinzione che l’andamento della curva pandemica non è ancora tale da garantire la sicurezza delle persone, dagli insegnanti ai ragazzi, fino alle famiglie. «Noi eravamo pronti a una riapertura delle superiori dal 7 gennaio – sottolinea l’assessore all’Istruzione Alessia Rosolen –. A conferma, nella conferenza stampa del 4 gennaio, abbiamo presentato i piani di rientro che interessano, oltre che l’istituzione scolastica, anche Tpl e misure anti-Covid, dossier già approfonditi che ci permetteranno di ripartire a seguito di eventuali decisioni della magistratura che aprano alle lezioni in presenza dalla prossima settimana. Ma – aggiunge l’assessore – non si tratterà in ogni caso di assegnare torti e ragioni. Non in presenza di un governo che non si assume la responsabilità, sollecitata dai governatori, di regole uguali per tutti sul territorio nazionale».
L’avvocato Pesce, da parte sua, attende il giudizio convinto che le cose non siano troppo cambiate con la seconda ordinanza della Regione. «Il testo è sicuramente più motivato del precedente – afferma – e va in deroga a un altro Dpcm, inserendosi in una situazione quindi diversa, ma dal nostro punto di vista non ci sono novità sulla questione aperta: il rischio per la salute dei giovani è superiore, e si è andato pure aggravando, a quello da coronavirus a scuola. La didattica a distanza, come da numerosi studi scientifici, lascerà purtroppo lesioni profonde in tanti ragazzi e dispiace che si definisca irresponsabile una tale evidenza».
Se il Tar Fvg accogliesse anche il secondo ricorso, potrebbe imporre le lezioni in presenza per il 50% degli studenti dal lunedì successivo, il 25 gennaio. Anche se non è escluso che l’Usr possa chiedere lo slittamento di uno-due giorni, se ne parlerà probabilmente oggi. Dopo di che, prosegue Rosolen, «prepariamoci purtroppo a tenere aperte le scuole con non poche difficoltà fino al termine dell’anno. Perché le criticità non sono mobilità e misure precauzionali in aula, su cui appunto abbiamo predisposto piani che reggono, ma lo spostamento e l’interazione di un numero elevatissimo di soggetti, ai quali, comunque, era assicurato il diritto costituzionale all’istruzione attraverso la didattica a distanza. Per questo solo motivo, consapevoli della complessità della macchina scolastica, abbiamo prorogato la chiusura per tutto il mese di gennaio». —
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