Scuola in Fvg: la vacanza infinita e il difficile puzzle del ritorno in aula

Tra obbligo di mascherine, ipotesi divise e spazi da rivedere il mondo della scuola si interroga sulla ripresa di settembre 

TRIESTE La vacanza più lunga di sempre. Iniziata come coda della pausa di fine Carnevale, da lunedì 24 a mercoledì 26 febbraio, ma, vista l’evoluzione del coronavirus, destinata a durare fino a settembre. Quando a scuola si dovrebbe tornare, ma non si sa ancora in che condizioni di sicurezza e, dunque, con quali modalità.

È stata una lunga parentesi senza lezioni in presenza che la didattica a distanza, unica risposta possibile nell’emergenza, non ha potuto sostituire del tutto. Dopo una prima sospensione dell’attività, dalle elementari alle superiori, giovedì 27 febbraio la Regione si diceva pronta alla riapertura delle scuole. Già sabato 29 ecco però il primo tampone positivo e l’immediato cambio di rotta, con richiesta al governo di chiusura allungata di un’altra settimana. L’anticamera di quello che una decina di giorni dopo sarebbe stato il “lockdown”, con istituti sbarrati definitivamente perché considerati luoghi in cui il virus si sarebbe trasmesso con maggiore facilità.

A scuola, visto che mancano tre settimane e mezza alla campanella finale fissata il 10 giugno, non si tornerà. Poco meno di 143 mila alunni e 14 mila insegnanti in regione avranno perso a fine corsa 81 giorni di lezione, il 40% del totale dei 206 previsti dal calendario 2019/20. Un guaio per tutti, con il dispiacere per chi conclude un ciclo di studi di non poter trascorrere in classe l’ultimo giorno, quello che si porta nella memoria per sempre.

Ma anche la scuola che verrà potrebbe essere un mondo che non abbiamo mai conosciuto finora. Il ministro Lucia Azzolina è concentrato sull’organizzazione della Maturità 2020 e degli esami di terza media, nella convinzione, sempre che la curva epidemiologica non evidenzi contagi in rialzo, che gli studenti possano presentarsi a giugno davanti alla commissione per i colloqui. Ma nell’altro fascicolo aperto sulla sua scrivania c’è da preparare il prossimo anno scolastico, che dovrà iniziare con la convivenza con il virus e la prevenzione rispetto alla temuta ondata di ritorno. A settembre saranno perciò ancora gli esperti della sanità a dettare le regole e a disegnare una ripresa delle lezioni forse diversa da regione a regione. L’intenzione è di avviare da martedì 1 il recupero degli apprendimenti e di partire con l’anno scolastico 2020/21 a metà mese, come di consueto.

Azzolina ha sin qui parlato di “didattica mista”, un protocollo che prevede di dividere le classi e far partecipare in alternanza metà ragazzi alla lezione dai banchi e l’altra metà da casa, sfruttando le soluzioni telematiche delle ultime settimane definite «un successo». Ieri il ministro ha dato pure l’annuncio di una scuola «più aperta, diversa, che esca dagli edifici scolastici: per questo utilizzeremo di più tutti gli stakeholder, enti locali e associazioni di volontariato che già collaborano con le istituzioni».

Come rientrare in aula, però? La mascherina con ogni probabilità sarà obbligatoria, ma i pediatri, almeno per quel che riguarda le elementari, rispolverano anche il grembiulino, definito «utilissimo presidio igienico». Giuseppe Mele, presidente Simpe, società italiana dei medici pediatri, spiega che al ritorno a casa «basterà metterlo in lavatrice per cancellare i germi che potrebbero essere causa di infezione». E dunque la vecchia divisa della scuola di un tempo «può rivelarsi un alleato prezioso per una ripartenza più sicura per tutti».

In un’agenda comunque tutta da costruire non mancano le polemiche politiche. Proprio ieri il senatore della Lega Mario Pittoni, presidente della commissione Cultura a palazzo Madama, ha definito «gioco delle tre tavolette» la previsione del premier Giuseppe Conte di 16 mila insegnati stabilizzati via concorso grazie al dl Rilancio. «Un trucco prospettivo – dichiara Pittoni –. Si libereranno infatti alla fine del triennio di validità concorsuale grazie ai pensionamenti successivi all'anno scolastico 2021/2022». —


 

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