Scrive di casi di stupro, giornalista perquisita e indagata a Monfalcone

Agenti alle 8 a casa di Tiziana Carpinelli. Poi 5 ore in redazione. Nel mirino l’articolo sulle violenze a San Canzian e Palmanova
Bumbaca Gorizia 11.09.2018 Tribunale © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 11.09.2018 Tribunale © Fotografia di Pierluigi Bumbaca

MONFALCONE La collega de Il Piccolo Tiziana Carpinelli ha subito ieri una doppia perquisizione disposta dalla Procura della Repubblica di Gorizia.

Le è stato notificato un avviso di garanzia in cui le si contesta la commissione del reato previsto dall’articolo 684 del Codice penale.

Tale articolo riguarda la pubblicazione arbitraria di atti di un’indagine.

Tre agenti della polizia giudiziaria si sono presentati alle 8 nell’abitazione di Carpinelli dove hanno effettuato controlli protrattisi fino alle 10.15.

Dalle 10.40 alle 15.30 i controlli hanno interessato la postazione di lavoro della giornalista nella redazione di Monfalcone de Il Piccolo, in via Rosselli.

I presunti segreti istruttori rivelati da Carpinelli riguardano un’indagine a carico di un uomo denunciato per violenza sessuale ai danni di tre donne di 32, 41 e 46 anni, episodi avvenuti l’11 e 23 maggio scorsi a San Canzian, precisamente all’altezza del sottopasso di Begliano e davanti alla palestra di Pieris, e a Monfalcone, nella zona di Marina Julia.

Persona “inchiodata”, alla prova del riconoscimento, da queste tre vittime. L’uomo è stato in seguito arrestato per un caso ancor più grave avvenuto, nello stesso mese, ma il 18, sui bastioni di Palmanova, dove una cittadina sulla sessantina non era stata solo palpeggiata, ma aggredita e abusata.

Vicende raccontate limitandosi alle strette necessità di cronaca, ogni volta omettendo – a loro tutela – i nomi delle vittime anche quando, in un caso, una di queste aveva riferito sui social la notizia.

Negli articoli non sono stati superati i paletti della continenza, verità e pertinenza. Dando rilevanza al caso anche, se non soprattutto, in considerazione della sua forte valenza sociale, vale a dire alla luce dell’odiosità dei reati ipotizzati dagli investigatori e dalla magistratura, tutti a danno di donne in quel momento sole, prese alle spalle, toccate nella loro inviolabile intimità. Dunque anche per contribuire a mettere sull’avviso la comunità.

Fatte salve la professionalità e la delicatezza con cui ha operato la polizia giudiziaria resta la gravità dell’episodio di ieri in cui è rimasta coinvolta la collega della redazione di Monfalcone, che mina alle fondamenta la libertà di stampa, concetto che si traduce nel diritto-dovere del giornalista di informare la collettività, come in questo caso, in merito ad avvenimenti di indubbio interesse pubblico.

Rimane il fatto che la Procura della Repubblica di Gorizia, oberata da indagini per i più svariati e pesanti reati, costretta, parole del procuratore Massimo Lia, a operare in situazione di emergenza per carenza di personale (cronica al Tribunale di Gorizia), sceglie di indagare una giornalista professionista che nella sua carriera ha sempre fornito prove di correttezza ed equilibrio spinta da valori per noi fondamentali: la passione e la verità. Le indagini faranno il loro corso e noi continueremo a informare l’opinione pubblica nonostante gli ostacoli frapposti da un’istituzione fondamentale quale è la Procura della Repubblica che svolge le indagini, appunto, in nome della Repubblica, ovvero di tutti i cittadini.

Alla collega Tiziana Carpinelli va il totale appoggio de Il Piccolo.

Il comunicato del Comitato di Redazione

Comitato di redazione de Il Piccolo esprime massima solidarietà e vicinanza alla collega Tiziana Carpinelli, giornalista della redazione di Monfalcone che ieri è stata oggetto di una doppia perquisizione da parte della Polizia giudiziaria disposta dalla Procura della Repubblica di Gorizia. Un atto che il Cdr de Il Piccolo giudica sorprendente e sproporzionato, con le forze dell’ordine che di prima mattina si sono recate nell’abitazione privata della giornalista, in quel momento in casa con marito e figlia in tenera età, visionando computer personale e cassetti con gli effetti familiari, e più tardi nella redazione di Monfalcone, dove si è cercato tra gli appunti della collega e nei contatti del suo telefonino privato, ispezionato a propria volta. Una perquisizione che si è protratta fino al pomeriggio e che, evidentemente, era rivolta a ricercare indicazioni e riferimenti sulle fonti della collega. Un episodio che non ha di fatto precedenti (un caso isolato, nei confronti dei colleghi di giudiziaria, nella redazione di Trieste, risale all’agosto 2006 ) nella storia de Il Piccolo, che può purtroppo essere inteso come un atto intimidatorio verso la stessa professione giornalistica, visto che si riferisce a un caso di violenza sessuale (un presunto aggressore “seriale”, con quattro vittime denuncianti) del quale la collega ha scritto, come del resto altri colleghi dello stesso quotidiano e di altri giornali regionali in più occasioni, che è stato catturato e messo sotto accusa dalla stessa Procura. Una vicenda ben che chiusa, insomma, almeno dal punto investigativo, ma che ha visto la collega, da brava professionista qual è, cimentarsi in un’analisi completa dei vari casi, con collegamenti e riferimenti. Il Cdr ricorda che la libertà di stampa è un valore tutelato dalla Costituzione, che nelle carte dei doveri dei giornalisti c’è scritto – e questo è un valore sancito a propria volta dalla Corte costituzionale – che “giornalisti e editori sono tenuti a rispettare il segreto professionale sulla fonte delle notizie” e che la perquisizione viola gravemente tali principi, specie se avviene in riferimento a un caso che, dal punto di vista della giustizia, appare delineato.— —

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