Scoppia il “caso” gazebo, esercenti preoccupati a Gorizia
Non è soltanto una problematica gradese. Ma riguarda indistintamente anche Gorizia, tutta la regione, anzi l’intero Paese. È la questione dei déhors, strutture sia a carattere estivo sia a carattere invernale destinate «a far fronte a specifiche esigenze temporanee e che non comportino modificazioni permanenti dei luoghi in cui si collocano». In soldoni, si tratta dei gazebo, delle poltrone, dei divani, dei tavolini esterni ai bar del centro (Corso Italia soprattutto).
È noto che la Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici (Grado docet) ha deciso di applicare alla lettera i divieti imposti dal codice per la tutela e per la valorizzazione del patrimonio culturale, altrimenti conosciuto come decreto legislativo 42/2004. Ciò cosa comporta? «Che quasi tutte le strutture esterne a bar e locali presenti a Gorizia, in regione e in tutta Italia non sono compatibili perché non corrispondono alle indicazioni contenute nel decreto. Smontarle significherebbe causare un gravissimo danno all’economia della città e della provincia - lamenta Gianluca Madriz, presidente provinciale di Ascom Confcommercio -. Come ho avuto modo di sottolineare ieri, parlando del caso dell’Isola d’oro, le leggi vanno applicate, ma vanno indubbiamente lette ponendo anche attenzione alle diverse specialità e specificità che diversificano una città e dall’altra. Basta il semplice esempio delle differenze architettoniche tra Grado e Gorizia per capirlo». Confcommercio Gorizia sta lavorando affinché venga individuata una soluzione di compromesso. «Appoggiamo senza se e senza ma l’azione della presidente della Regione Debora Serracchiani che farà pervenire, a stretto giro di posta, una richiesta al ministro Massimo Bray affinché intervenga sulla questione. Quella legge va modificata: bisogna dare ai Comuni maggiore autonomia. Nei giorni scorsi, mi sono anche incontrato con la governatrice che ha dimostrato di prestare grande attenzione alla questione. Da parte mia, non posso che ribadire che continuerò a mantenere vivo il tema, per ottenere le modifiche legislative necessarie e continuo ad invitare tutti indistintamente a collaborare in forma unitaria».
E il Comune di Gorizia, come sta affrontando la questione? Si è portato già avanti per non farsi travolgere dal problema che, soprattutto a Grado, fa tanto discutere (e preoccupare). A fare il punto della situazione sono il sindaco Ettore Romoli (nella sua doppia veste di assessore ai Lavori Pubblici) e Guido Germano Pettarin, assessore all’Urbanistica. «Com’è noto, l’amministrazione comunale è impegnata nella redazione di un regolamento sui dehors. Le basi sono molto semplici: lo stiamo elaborando cercando di tenere conto delle indicazioni che la Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici ha già dato in regione. Sono in corso incontri con gli esercenti, in maniera tale da avere in mano un regolamento concordato, figlio di un percorso partecipato. Non appena sarà pronto - annuncia il primo cittadino - andremo a confrontarci con la Soprintendenza sperando di ottenere l’ok finale. A quel punto, ci sarà il passaggio definitivo in consiglio comunale».
Romoli manifesta un certo ottimismo. «Penso positivo perché sono convinto che, con il buonsenso e senza forzare soluzioni senza senso, si possa ottenere il nullaosta della Soprintendenza. Ci tengo comunque a ricordare a tutti che da quando il sottoscritto è sindaco, non sono mai stati autorizzati dal Comune i gazebo ma solamente ombrelloni di colore bianco, sedie e poltrone di pregio come succede al Caffè teatro, alla Pasticceria centrale e al bar Garibaldi, tanto per citare i primi che mi vengono in mente».
Anche l’assessore comunale all’Urbanistica, Guido Germano Pettarin interviene nella questione. E ricorda: «Abbiamo già redatto una bozza di regolamento che è molto completa: prevede anche le tipologie degli arredamenti utilizzabili e divide la città in più zone. Allo stato, il percorso partecipato con esercenti e commercianti si è rivelato positivo, senza difficoltà. Credo che, alla fine, partoriremo un buon regolamento: il che ci consente di essere fiduciosi», la sua conclusione.
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