Scoperti 4 maxievasori, tutti idraulici

Una ditta era costituita da padre e figlio e rilasciavano anche fatture false. Lo “scudo” della Slovenia per gli altri due
Di Corrado Barbacini
Lasorte Trieste 25 11 04 - Campo Marzio - Controlli Guardia di Finanza
Lasorte Trieste 25 11 04 - Campo Marzio - Controlli Guardia di Finanza

Dino e Paolo Bozzato, Giancarlo Nolich e Marino Vapnar, tutti idraulici. Secondo la Guardia di finanza, i quattro lavoratori autonomi hanno complessivamente evaso quasi 5 milioni di euro in pochi anni non avendo mai presentato le dichiarazioni dei redditi. E addirittura in alcune circostanze hanno anche utilizzato false fatture, consegnate successivamente ai clienti che avevano commissionato loro i lavori. Insomma veri e propri fantasmi per il Fisco.

I quattro idraulici sono stati individuati dai militari del Gruppo Trieste nel corso di una verifica fiscale negli uffici dell’amministrazione stabili Tergeste in via Lazzareto Vecchio. Controllo che, è giusto chiarirlo, non ha portato a nessuna conseguenza per l’amministrazione stessa. Durante gli accertamenti, tuttavia, sono state trovate fatture e altri documenti riferiti a i quattro che sono poi risultati solo formalmente corretti. In realtà falsi. Per esempio codici fiscali o partite Iva errate riportati sulle fatture.

Dino e Paolo Bozzato sono rispettivamente padre e figlio. Dalle indagini è risultato che il primo, pur avendo cessato formalmente l’attività da diversi anni, continuava a lavorare utilizzando per la fatturazione un codice fiscale alterato. Così, sempre secondo la Finanza, prendeva lavori a prezzi ribassati su incarico della ditta del figlio che, dagli accertamenti, è stato indicato come evasore paratotale.

Riguardo le altre due imprese artigiane coinvolte, rispettivamente le ditte di Giancarlo Nolich e Marino Vapnar, i militari del Gruppo Trieste hanno scoperto un altro trucco: quello di far figurare lo spostamento fittizio della propria residenza in Slovenia. Infatti dalle indagini è emerso che i due artigiani, pur se anagraficamente residenti a Trieste, risultavano abitare nei pressi di Ancarano, a pochi chilometri dal confine.

E da lì ogni giorno venivano in città per eseguire i lavori che erano stati commissionati. Anche questi idraulici svolgevano la loro attività su incarico di amministrazioni condominiali, che li pagavano a fronte di fatture risultate non proprio regolari.

«Quelli che mi consegnavano erano documenti perfetti, ineccepibili. Non mi sono mai accorto di nulla. Addirittura sulla base dei codici riportati ho pagato, secondo la legge, nei modi e nei tempi previsti, la ritenuta d’acconto relativa alle prestazioni», racconta Alberto Cantarini, il titolare dell’Amministrazione Tergeste, incolpevolmente coinvolto nella maxievasione fiscale.

Aggiunge: «Bozzato lavorava molto bene e praticava prezzi bassi. Così molti condomini per primi chiedevano che fosse lui a effettuare gli interventi». Spiega poi che è stato interrogato a lungo dai militari della Finanza proprio per capire quale fosse stato il meccanismo dell’evasione adottato dagli idraulici».

Alla fine i risultati degli accertamenti fiscali hanno consentito di quantificare nella somma complessiva di 4milioni di euro di ricavi non dichiarati al Fisco. A questi va aggiunta la cifra di 400mila euro di Iva non dovuta e di altri 150mila euro di Irap che non è stata pagata alla Regione. Per la prima volta a Trieste è stato applicato il cosiddetto sequestro per equivalente per i reati tributari. In pratica sono state sequestrate un’auto di grossa cilindrata intestata a una terza persona e vari conti correnti per un importo complessivo di 80mila euro.

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